125 anni di Fiat, la storia, le tappe e i modelli fondamentali

Quando e dove è nata la Fiat? A Palazzo Bricherasio, Torino, l’11 luglio 1899. È questo il luogo e la data dove 125 anni nasceva la Fiat, fondata all’epoca come “Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili – Torino”. Il primo presidente fu Ludovico Scarfiotti ma i creatori del progetto furono il Conte Emanuele Cacherano di Bricherasio e l’avvocato Cesare Goria Gatti, entrambi fondatori dell’ACI Automobile Club d’Italia. Davanti al Cav. Dott. Ernesto Torretta, Notaio Patrimoniale della Real Casa, i soci versarono un capitale di 800.000 lire.

Dalla nascita alla Seconda Guerra Mondiale

Chi erano i fondatori della Fiat? Emanuele Cacherano di Bricherasio, Alfonso Ferrero de Gubernatis Ventimiglia, Carlo Biscaretti di Ruffia, Lodovico Scarfiotto, Cesare Goria-Gatti e Giovanni Agnelli. Quest’ultimo, diventato come noto il proprietario dell’azienda torinese e capostipite di una dinastia che ancora oggi sie, si aggiunge in un secondo momento al progetto di creazione del primo marchio automobilistico a livello industriale. Il primo modello costruito dalla neonata società fu la 3 Hp, prodotta in 8 esemplari nel corso del 1899 e derivata dalla Welleneys Per vedere la nascita del Lingotto bisogna attendere il 1916, con la fine dei lavori nel 1923. I 20 anni della Fiat sono caratterizzati prima da periodi difficili e poi una crescita repentina, passando dalle 73 vetture prodotte nel 1902 alle 1.097 quattro anni dopo. Lo stesso anno la prima società Fiat viene liquidata e ricostituita con un capitale di nove milioni e un oggetto sociale molto ampio, che include, oltre alle automobili, i trasporti ferroviari, i mezzi di navigazione e gli aeroplani. Dopo la tragica e misteriosa scomparsa di Emanuele Cacherano di Bricherasio, morto suicida nel 1904 in pieno scontro con i suoi soci, Agnelli diventa il maggior azionista della società. Nel 1937 inizia la costruzione dello stabilimento di Mirafiori che viene inaugurato due anni dopo. Nonostante la perdita dei due figli, Aniceta ed Edoardo, Agnelli continua ad ottenere ottimi risultati realizzando modelli fondamentali come la 508 Balilla e la 500 Topolino e allargando i propri successi al di fuori del settore automobilistico.

Dal dopoguerra alla crisi petrolifera

La fine della Seconda Guerra Mondiale è un periodo complicato per la Fiat. Il 23 marzo del 1945 Giovanni Agnelli viene accusato dal Comitato di Liberazione Nazionale di compromissione con il regime fascista, accusa che gli fa perdere temporaneamente la proprietà dell’azienda. A risolvere la situazione ci pensò Gianni Agnelli, figlio del defunto Edoardo e nonno del senatore morto il 16 dicembre 1945. Il ruolo di presidente amministratore delegato tornò nel 1946 nelle mani di Vittorio Valletta che ne ricopriva la posizione già dal 1939. Dopo una difficile ripresa post bellica la Fiat riprende a presentare nuovi modelli, iniziando dalla 500 B, dalla 500 Giardiniera, fino alla 1100 B e D. L’inizio degli anni 50 vedono la nascita della fuoristrada Campagnola, della sportiva 8V in grado di raggiungere i 200 km/h e di debutti come la 1400 diesel, prima vettura italiana a gasolio. Fiat è un’azienda che assicura un oltre 70 mila posti di lavoro e che sta per lanciare modelli che accompagneranno l’Italia nel boom economico, iniziando dalla 600 fino all’iconica Nuova 500 lanciata il 4 luglio del 1957. La gamma continua a crescere, spaziando dalle berline fino alle spyder, e nel 1966 Gianni Agnelli sostituisce Valletta (che morirà l’anno dopo) prendendo in mano le redini dell’azienda. Nel 1967 l’azienda torinese conquista il premio Auto dell’Anno con la 124, onorificenza conquistata anche dalla 128 (prima vettura a marchio Fiat con motore e trazione anteriori) nel 1969. Oltre alla Fiat Dino, realizzata in collaborazione con Ferrari, la gamma vede modelli dall’importante cilindrata come la 130 spinta dai V6 2.8 e 3.2 litri. Nel decennio 60/70 la produzione della Fiat aumenta in maniera decisiva: le vetture passano da 425 mila a 1.741.000; i camion da 19 mila a 64.800; i trattori da 22.637 a 50.558; le macchine movimento terra da tremila a 6.255. e raddoppiano anche i dipendenti che sono ormai quasi 171 mila. Nel 1971 viene presentata la 127, che raggiungerà uno straordinario successo e si aggiudicherà l’anno successivo il premio “Auto dell’Anno”. Entra nel Gruppo la Abarth, lo storico brand di vetture sportive. La crisi energetica iniziata nel 1973 segnò un profondo rallentamento dei nuovi, iniziando dalla lenta scomparsa dei modelli più potenti. A livello aziendale il 1968 è da ricordare per la totale acquisizione del marchio Autobianchi, mentre nel ’69 fu acquistato il 100% di Lancia e Ferrari entrò a far parte del gruppo torinese come riportato dal comunicato dell’epoca in data 21 giugno; “In seguito all’incontro del presidente della Fiat dott. Giovanni Agnelli con l’ing. Enzo Ferrari è stato deciso, nel preminente intento di assicurare alla Ferrari Automobili continuità e sviluppo, che il rapporto di collaborazione tecnica in atto con la Fiat si trasformerà entro l’anno in partecipazione paritetica” . La fine degli anni ’60 porta anche le prime lotte operaie e apre la strada a malumori che sfoceranno in violenti scontri nel decennio successivo.

Dal 1974 al 2004: Dalla Marcia dei 40mila ai conti in rosso

Nel 1974 arriva la Fiat 131 come sostituta della 124, in uno dei periodi più complessi della storia di Fiat. 70 mila operai vengono messi in cassa integrazione, 400 mila vetture sono ferme nei piazzali di Mirafiori e Rivalta in attesa di essere vendute. Nonostante l’entrata dei capitali di Gheddafi la situazione è ancora critica, le vendite non decollano ma soprattutto lo scontro tra azienda e sindacati è sempre più duro. Gli attentati terroristici continuano e il sospetto di infiltrazioni criminali all’interno degli stabilimenti è sempre più alto. Nel settembre del 1980 viene annunciata per 24.000 dipendenti, di cui 22.000 operai, la casa integrazione per un periodo di 18 mesi. Il passo successivo fu l’annuncio di quasi 15 mila licenziamenti, decisione che portò allo sciopero generale e al blocco dei cancelli di Mirafiori. Al 35° giorno di picchettaggio dei cancelli, un gruppo di impiegati (i cosiddetti colletti bianchi) iniziarono a manifestare per le vie di Torino creando la storica “marcia dei quarantamila”. I sindacati avevano perso mentre trionfava la linea dura dell’amministratore delegato Cesare Romiti. La Fiat ritirò i licenziamenti ma mantenne la cassa integrazione a zero ore per i ventiduemila operai. Tornando alla fine degli anni ’70 da citare la creazione di Fiat Auto dove vengono raggruppati i marchi Fiat, Lancia, Autobianchi e Abarth. Nel 1986 entra nel gruppo anche Alfa Romeo e gli anni ’80 da una parte segnano l’addio al mercato Nord Americano e alla crescita in Sud Americana. Tra i modelli iconici di questo decennio la Fiat Panda, la Uno, la Croma, la Y10 e il debutto dei motori Fire. Negli anni ’90 arrivano altri modelli fondamentali per le casse di Fiat, come la Punto premiata anche come Auto dell’Anno. Nel 1993 entra nel gruppo anche Maserati. Il nuovo millennio vede un continuo calo per il marchio torinese, arrivando al punto più basso nel 2004 dopo la morte di Gianni Agnelli nel 2003 e con la scomparsa di suo fratello Umberto (diventato presidente) l’anno successivo. Per dare una fotografia della situazione, tra il 2002 e il 2004 vengono cambiati quattro amministratore delegati, con perdite di oltre 6 miliardi di euro; ogni giorno Fiat perde 5 milioni di euro.

Dal 2004 al 2018: l’era Sergio Marchionne e la nascita di FCA

Gli ultimi 15 anni di Fiat hanno tutte le qualità per diventare una guida su come salvareun’azienda, facendola passare una realtà prettamente nazionale in profonda crisi all’ottavo costruttore al mondo. Bisogna però andare per gradi per capire come tutto questo sia stato possibile. John Elkann, nipote dell’Avvocato, deve trovare un nuovo amministratore delegato in grado di salvare l’azienda di famiglia. Lo fa individuando Sergio Marchionne come candidato ideale e convincendolo a diventare Ceo. Manager italiano ma cresciuto in Canada, Marchionne fin dal suo insediamento cambia lo spirito e il modus operandi del gruppo italiano in un periodo dove si perdevano 5 milioni al giorno. La prima vittoria di Marchionne arriva dall’accordo del 2005 con General Motors. Nel 2000 Fiat e il marchio di Detroit avevano firmato per l’acquisto dell’azienda torinese, quando i conti non erano ancora così in rosso. Il manager italo canadese si fa dare 2 milioni di dollari dagli americani per cancellare la put option, dopo aver sottolineato a Gm i danni causati dall’acquisto di Fiat. Grazie a questa iniezione di liquidità nasce la 500, presentata il 4 luglio 2007, modello che farà ripartire il marchio. Il secondo colpo di genio arriva dall’intuizione di entrare in possesso di Chrysler, storico marchio americano in profonda crisi che nel 2008 perdeva 8 miliardi di dollari. Fu lo stesso presidente Obama ad indicare in Sergio Marchionne e nella Fiat il nuovo socio di Chrysler, senza il minimo esborso economico. Come ci riuscì? Portando innovazione e promettendo di rimborsare il prestito del governo americano, situazione poi avvenuta negli anni a seguire. Il 10 giugno 2009 nasce la nuova Chrysler, di cui Fiat possiede il 20%. Nel 2010, dopo un’assenza di 27 anni, il marchio Fiat ritorna in Nord America con la presentazione della nuova 500 al Salone dell’Auto di Los Angeles. Nel 2011 la quota di partecipazione di Fiat in Chrysler Group sale al 53,5% per arrivare al 58.5% nel 2012. Altra novità portata da Marchionne è l’attenzione agli impianti produttivi. Infatti, nel 2013 gli stabilimenti di Pomigliano d’Arco (Italia), Tychy (Polonia) e Bursa (Turchia) sono i primi tre stabilimenti di assemblaggio a ottenere l’oro del World Class Manufacturing, mentre Maserati presenta la nuova Ghibli. Il 2014 è l’anno del terzo trionfo di Marchionne. Infatti, a gennaio il Gruppo Fiat porta la sua partecipazione in Chrysler Group al 100%. A ottobre le due società si uniscono per formare Fiat Chrysler Automobiles (FCA), e la nuova società viene quotata sulla Borsa di New York e sulla Borsa di Milano. Sempre nel 2014 debutta la 500X, suv cittadino realizzato sulla stessa piattaforma della Jeep Renegade. Facendo un rapido salto temporale al 2018 FCA è arrivata ad essere un’azienda a zero debito con una liquidità 456 milioni di euro allo scorso 25 luglio, data della scomparsa di Sergio Marchionne. Al suo posto arriva Mike Manley, capace in meno di 10 anni di portare Jeep dalle 300.000 vetture nel 2009 a oltre 1.6 milioni nel 2008. Nel 2019 viene svelata al Salone di Ginevra la concept car Centoventi.

Fonte: Il Sole 24 Ore