34 anni fa un caccia si schiantò contro una scuola. La storia in un podcast

34 anni fa un caccia si schiantò contro una scuola. La storia in un podcast

Stavano facendo lezione di tedesco quando un aereo è piombato loro addosso. Il 6 dicembre di 34 anni fa dodici ragazzi di 15 anni hanno perso la vita tra i banchi dell’Istituto tecnico «Gaetano Salvemini» di Casalecchio di Reno, il comune più popoloso alle porte di Bologna. Alle ore 10:33 di quella mattina, un velivolo militare Aermacchi 326 precipita senza controllo, nel corso di un’esercitazione, contro la succursale della scuola di via del Fanciullo, a pochi metri dal passaggio dell’Autostrada A1, sfondando una parete ed entrando con l’intera carlinga all’interno della classe che ospita la sezione IIA. Solo quattro studenti dei 16 presenti, e la docente, riescono a salvarsi. In pochi istanti l’edificio si riempie di fumi tossici e incandescenti e 88 persone, tra professori e ragazzi, riportano ferite da ustioni profonde o da gravi fratture per essersi lanciate dalle finestre dei piani alti. Il bilancio avrebbe potuto essere ben più grave se i soccorsi non fossero giunti quasi nell’immediato, appena dopo che l’aereo in avaria passa sopra la sede dei Vigili del Fuoco di Casalecchio di Reno facendo intuire l’imminente possibile tragedia. Il pilota ai comandi del velivolo si salva eiettandosi dall’abitacolo e atterrando col paracadute a poche centinaia di metri dal campo di Casteldebole dove, in quel momento, si sta allenando il Bologna calcio.

“Io ricordo perfettamente il rumore dell’impatto e ho l’immagine, il fotogramma dell’aereo che ci viene addosso” riferisce Alessandra Venturi, una delle studentesse del Salvemini che si è salvata aggrappandosi ai bordi di una finestra con i vetri rotti in attesa dell’arrivo dei soccorsi. La sua è delle tante testimonianze raccolte da Anita Panizza e Elisabetta Fusconi all’interno del podcast “Cherosene. Storia di un aereo contro una scuola,” prodotto da Audio Tales in collaborazione con Radio24. A 34 anni di distanza ricostruisce in dettaglio quanto accaduto il 6 dicembre del 1990 attraverso le testimonianze di chi c’era, di chi quel giorno ha perso un figlio, di chi è sopravvissuto e di chi, infine, si è trovato a dover soccorrere i feriti e ad accompagnare le famiglie chiamate per il riconoscimento dei corpi presso la Medicina Legale. Ricordi intimi, emozioni riaffiorate, vite che sono andate avanti nonostante il lutto, oltre che voci inedite che per quasi 30 anni sono rimaste chiuse nel silenzio come quella di Milena Gabusi, una dei quattro sopravvissuti della classe II°A: “C’era fuoco ovunque e davanti a me avevo il buco fatto dall’aereo. Ho detto: quella è la mia salvezza”.

Cherosene ripercorre anche la vicenda processuale che, tra le altre cose, porta pure a interrogarsi sull’opportunità delle esercitazioni militari in tempo di pace sopra ai centri abitati. Non solo, c’è anche la ferita mai rimarginata, di uno Stato che in Tribunale decide di difendere l’Aeronautica, attraverso l’Avvocatura di Stato, invece di patrocinare il Ministero dell’Istruzione a cui fa capo l’Istituto Salvemini.

Oggi, come ogni anno, nell’edificio colpito dall’aereo, dove la voragine nel muro è ancora presente e ben visibile, si tiene la commemorazione in ricordo delle 12 vittime dell’Istituto Salvemini del 1990.

Fonte: Il Sole 24 Ore