Urbanistica, università e aziende: a Trento il racconto dei territori

Saperi, aziende e amministratori locali. L’intreccio che fa sviluppare le economie dei territori sarà uno dei focus del prossimo Festival di Trento. Un racconto che proprio nella regione autonoma ha trovato in primo luogo nei grandi progetti di trasformazione urbana la sua impresa più grande. «L’idea che abbiamo avuto – racconta il sindaco di Trento, Franco Ianeselli – è stata quella di cogliere l’opportunità del nuovo tunnel del Brennero per ridisegnare l’urbanistica della città, oggi divisa in due dalla ferrovia. In sostanza abbiamo voluto che i treni passeggeri e merci avessero come nuova via un grande tunnel sotterraneo per permetterci di riqualificare l’area con verde, piste ciclabili e strade dedicate ai mezzi pubblici quella che è stata una ferita profonda causata dallo sviluppo delle vie di comunicazione già a metà dell’Ottocento».
Il tutto è fotografato dai numeri: recupero di sedici ettari di superficie per due chilometri e mezzo di lunghezza. Costo complessivo di un miliardo e duecento milioni di euro. Per il completamento dell’interramento del tunnel serviranno altri 400 milioni con un contributo che verrà anche dalla società dell’Autostrada del Brennero.
«Un investimento – continua il sindaco – che è necessario per coniugare la qualità della vita della nostra città con un’atmosfera culturale che sia vibrante. Questo grazie anche alla nostra università che crea moltissimo valore».
Proprio in questo contesto torna dunque al Festival il ciclo di appuntamenti denominato Economie dei territori, format curato dalle realtà di riferimento del panorama trentino pensato per raccontare il lavoro di fondazioni, istituzioni, enti di ricerca, organizzazioni del terzo settore e associazioni di categoria al servizio dello sviluppo territoriale.
Se è proprio l’università una delle grandi realtà che creano sviluppo sia economico che culturale, il rettore Flavio Deflorian ha sottolineato come «il Festival deve essere in primo luogo un posto dove si fanno le domande giuste per provare ad avere delle risposte che siano utili e lo sforzo deve essere quello di ascoltare i tanti giovani e studenti che, anche se magari non sembra perché la loro voce a volte è oscurata, hanno da portare delle idee innovative e degli interrogativi che possono arricchire il dibattito».
Un’università nata per volere degli Enti locali sessantadue anni fa quando il Trentino era una terra molto povera, di sostanziale emigrazione, «oggi se andiamo a vedere la posizione della nostra regione è molto diversa, anche nella classifica italiana del pil regionale, grazie anche alla formazione di nuove classi dirigenti con una forte legame con il tessuto economico locale».
Maurizio Fugatti, presidente della Provincia autonoma di Trento, sottolinea come «sia fondamentale che il Festival parli non solo delle grandi tematiche internazionali e globali ma anche dell’economia territoriale. E così l’evento è costruito con numerosi focus e la partecipazione anche di imprenditori e rappresentanti della cultura locale». «La nostra è una provincia autonoma che si colloca però nell’economia del Nordest. In cinque anni di mandato – ha continuato Fugatti – abbiamo messo circa un miliardo di risorse, al netto del Pnrr, per gli investimenti». Una sfida quella dell’autonomia amministrativa «che sarà in grado di continuare con successo solamente se sarà in grado di finanziarsi. Possiamo definirla una specie di economia circolare». Per il presidente della Provincia non siamo davanti a una vocazione economica primaria. Certo c’è il turismo, l’agricoltura, ma non solo. «Sono radicati nel territorio tanti piccoli distretti anche industriali con un mix di settori, magari – ha concluso Fugatti – proprio in zone turistiche come la val di Fiemme o Riva Del Garda».

Fonte: Il Sole 24 Ore