Strategie di acquisto in tempi di caos: perché e come valutare al meglio i fornitori
Meno della metà delle aziende italiane, il 40% per la precisione, non utilizza ancora un sistema per la valutazione organica dei propri fornitori, il 30% dichiara di ricorrere a strumenti destrutturati e il restante 30% si avvale di tool digitali. Due terzi dei responsabili degli acquisti e di funzioni correlate ha in programma l’implementazione di nuove tecnologie per migliorare il processo di qualifica nei prossimi dodici mesi mentre l’8% degli intervistati afferma di non misurare mai le performance della propria filiera. È la fotografia che emerge da un’indagine condotta su un campione di oltre 5.200 operatori del settore dalla piattaforma di supply chain collaboration IUNGO, indagine che ha messo in evidenza come fra i principali ostacoli alla definizione di un modello di valutazione preventiva dei fornitori vi sia, nella maggior parte dei casi, la scarsità di tempo o di risorse a disposizione. Ma quali sono, per contro, i vantaggi di pianificare una corretta strategia in questo ambito, alla luce della persistenti difficoltà legate all’allungamento dei tempi di consegna delle merci e il conseguente stress che si riverbera sulle catene di approvvigionamento e sui responsabili del procurement aziendale? Ne abbiamo parlato con Andrea Tinti, Ceo e Founder di IUNGO.
Poco meno della metà delle aziende italiane non utilizza un sistema di valutazione dei fornitori: è un dato preoccupante o in linea con quello dei principali paesi europei?
È un dato che può suscitare preoccupazione, specialmente in confronto ai paesi dove tali sistemi sono più comuni. Questa carenza suggerisce però un’importante opportunità di miglioramento per le imprese italiane, mirata ad accrescere la loro competitività e a minimizzare i rischi legati alla gestione dei fornitori. Adottare questi sistemi è infatti cruciale non solo per assicurare qualità ed efficienza, ma anche per rafforzare la resilienza delle supply chain, dotandosi degli strumenti per affrontare meglio eventuali crisi impreviste.
Come si fa a parlare di supply chain resiliente e sostenibile se si conoscono poco i propri fornitori e si misurano solo parzialmente le loro performance?
È fuori discussione che per avere una supply chain resiliente ed assicurare uno sviluppo sostenibile e redditizio nel lungo termine sia essenziale una conoscenza approfondita e dettagliata dei propri fornitori, che deve estendersi a tutti gli aspetti della triade qualità-costo- tempo, a quelli legati alla gestione del rischio, nonché al rispetto di standard etici, ambientali e lavorativi. L’assenza di una valutazione oggettiva e sistematica rende invece complesso identificare e mitigare i rischi tempestivamente, compromettendo la robustezza della catena di fornitura di fronte a possibili interruzioni. È quindi cruciale implementare strategie che migliorino la valutazione delle prestazioni, anche con l’introduzione di tecnologie per il monitoraggio in tempo reale di ogni singolo elemento della catena. Monitoraggio costante e profonda conoscenza dei fornitori non solo permettono di reagire prontamente a eventuali disagi, ma assicurano anche il rispetto degli standard ambientali e sociali, sempre più cruciali per qualsiasi azienda.
Fonte: Il Sole 24 Ore