La parola antesignana di Goliarda Sapienza

Tenuto a battesimo da Natalia Ginzburg, nel 1967, Lettera aperta si fermò alla dozzina del Premio Strega. Ginzburg che, all’orecchio di Goliarda Sapienza e in seconda battuta, lo svilì a un romanzo “inutilmente crudele”. Con quelle pagine, però, Sapienza fu tutt’altro che crudele ed ebbe il coraggio di giudicare i suoi genitori, eroi della Resistenza, poiché agivano in modo “stentoreo”, “dogmatico”, “assoluto”, al pari dei Fascisti a cui si erano contrapposti. E senza venire meno a stima e affetto, la scrittrice originaria di Catania rivelava con lucidità e decisione il legame sotteso tra fascismo, o meglio, il proto-fascismo poi teorizzato da Umberto Eco, e l’ambizione piccoloborghese che con il boom economico prevalse su qualsiasi altra prospettiva sociale.

Dopo l’8 settembre 1943, i suoi amici si erano divisi con motivazioni parimenti radicali tra chi riparava sui monti e chi a Salò. Secondo lei, era indispensabile rendersi conto della spaccatura che si era creata e non temere di definirla “guerra civile” per riuscire a pacificare il presente.

L’autobiografia delle contraddizioni

A un secolo dalla sua nascita, il 10 maggio del 1924, è uscita L’autobiografia delle contraddizioni (Einaudi, 2024, pp. 712, euro 20), curata dal marito Angelo Pellegrino, che si apre proprio con Lettera aperta. In vita Sapienza fu largamente ignorata e, soltanto a seguito della sua morte, svariati intellettuali sciolsero le riserve per pronunciarsi positivamente stuzzicati dai riflettori della Rai. In sostanza, sono trascorsi lustri di Vuoti di memoria (2002-2007), come s’intitola il docufilm di Loredana Rotondo, non a caso, riproposto e commentato di recente, al Museo Etrusco di Villa Giulia, durante la rassegna “Il Maggio dei Libri”, organizzata dall’associazione Il Talento di Roma.

Fil rouge

“I primi vent’anni di questi quarant’anni, a furia di volerli scientemente ignorare, si sono così ingarbugliati che non riesco a districarli, a fare ordine. Io purtroppo sono molto ordinata, anzi, direi un po’ fissata. E così, infatti, i passati mi schiacciano come una mosca ai muri di questa stanza, che si è fatta troppo piena”. Il filo di mezzogiorno (1969), che nella suddetta autobiografia segue il libro d’esordio, ha affrontato nodi identitari attraverso il trasferimento travagliato dell’autrice dalla Sicilia a Roma, i corsi di arte drammatica e il rapporto duro e ambiguo con lo psicoanalista a cui si rivolgeva, nodi che pure la penna di Vittorini non era riuscita a dipanare. Oltre i pregiudizi morali dell’epoca e le riflessioni sulla fragilità della condizione femminile, oltre il rapporto conflittuale con l’altro sesso, specie in amore, la narrazione di Sapienza evade dalla prassi psicoanalitica e dai margini del foglio, quieta i “terrori taglienti” dell’oscurità per acquisire una consapevolezza accomunante.

Una donna spiazzante

L’impegno letterario è un impegno civile anche per Anna Toscano, che ha pubblicato Il calendario non mi segue. Goliarda Sapienza (Electa, 2023, pp. 96, euro 12). Il titolo del volume deriva dalla pubblicazione postuma di gran parte delle sue opere, che non furono date alle stampe nel loro tempo, poiché appartenevano già alla generazione successiva. D’altronde, Sapienza ha anticipato le definizioni del contemporaneo, trattando di “femminismo” e di “queer” quando ancora non erano ammissibili. Toscano, che a ragione considera L’arte della gioia (1994) un capolavoro della letteratura italiana, ha dato voce anche alla protagonista Modesta, che con un ribaltamento creativo, racconta rigorosamente in prima persona l’autrice che l’ha concepita. Modesta trasforma le esperienze negative del quotidiano, scontate dalla mano che l’ha guidata, in stimoli per non lasciarsi sopraffare dalla vanità della società: “non sono mai caduta nell’inganno di voler essere qualcuno, ma soltanto di voler fare quello che mi fa stare bene”, annotava in un taccuino. Sapienza non seguiva mode stilistiche né linee prestabilite di pensiero, bensì connetteva contesti differenti, talvolta anche opposti, con una forma schietta e innovativa.

Fonte: Il Sole 24 Ore