Regolamento Ecodesign: dalla Ue l’ok definitivo a beni durevoli e riciclabili

È una delle norme destinate a cambiare il modello di business (anche) delle imprese del settore moda. Che, in Italia, nel 2023 ha fatturato 102 miliardi di euro. Con una serie di effetti concreti che, partendo dal fatto che ogni prodotto dovrà essere progettato in chiave circolare, avranno una ricaduta sull’intero ciclo di vita. Per esempio: capi di abbigliamento e calzature, qualora invenduti, non potranno più essere distrutti.

Il regolamento Ecodesign (Espr), al termine di un iter legislativo relativamente “semplice” rispetto ad altre norme del pacchetto Green Deal, è stato approvato ieri dal Consiglio Agricoltura, dopo l’ok ottenuto dal Parlamento il 23 aprile. In Consiglio l’Espr ha raccolto 26 voti a favore, con una sola astensione: quella dell’Italia.

Il nostro Paese, già nei mesi intercorsi tra il marzo 2022 – data della proposta della Commissione nell’ambito della nuova strategia tessile- e il testo approvato dal trilogo delle istituzioni europee nel dicembre 2023, anche attraverso associazioni di imprese come Sistema moda italia (membro di Euratex) aveva lavorato per attenuare alcuni aspetti della normativa per le medie, piccole e micro imprese. Riuscendo nell’intento: il divieto di distruzione dell’invenduto, per esempio, verrà applicato alle medie imprese in un secondo momento e non riguarda le piccole e micro. «Il regolamento è stato costruito in questi anni soprattutto con le aziende – spiega Alessandra Moretti, relatrice del provvedimento -. Tiene conto delle dimensioni e della forza di adeguarsi ai nuovi target. Le nostre imprese hanno partecipato ai processi decisionali e continueranno a farlo. Con l’astensione, l’Italia continua a posizionarsi all’angolo rispetto ai Paesi più avanzati».

Il regolamento Ecodesign modifica la direttiva sulla progettazione ecocompatibile (2009/125/CE) e introduce una serie di vincoli che verranno applicati a partire dal 2026, con un orizzonte al 2030. L’obiettivo è da un lato quello di ampliare la sfera di prodotti (e settori) cui si applicheranno le regole – quasi tutti, al netto per esempio delle automobili – dando priorità a quelli ad alto impatto come il tessile; dall’altro quella di incidere sul modo di produrre e consumare nell’Unione europea. Tra i principi su cui si fonda il regolamento, infatti, emerge quello della durabilità e della riciclabilità dei capi: i produttori saranno obbligati a dotare i prodotti di un passaporto digitale (Dpp) che dovrà contenere una serie di informazioni sia sui materiali, sulla produzione in sé, ma anche sul mantenimento dell’oggetto e sulla possibilità di ripararlo.

Dopo l’entrata in vigore del regolamento – che dovrà essere firmato dai co-legislatori (un passaggio formale) probabilmente a luglio a Strasburgo, e poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale – la Commissione lavorerà a una serie di atti delegati che declineranno le norme settore per settore, e le imprese avranno poi 18 mesi di tempo per adeguarsi.

Fonte: Il Sole 24 Ore