L’Italia stoppa il piano pandemico dell’Oms, ma tiene nei cassetti quello nazionale
Dopo la tragedia del Covid la parola d’ordine che si è ripetuta ovunque è sempre stata la stessa: «La prossima volta ci faremo trovare pronti». Ma a un anno dalla dichiarazione di fine emergenza dichiarata dall’Oms manca ancora sia una strategia internazionale sulla possibile prossima pandemia – al centro dell’assemblea mondiale della Sanità di questi giorni – su cui non si è riusciti a trovare un accordo anche per la contrarietà dell’Italia che vede nel nuovo piano pandemico un attacco alla sovranità nazionale. Intanto però anche il piano pandemico italiano è ancora nei cassetti, soprattutto dopo la contrarietà manifestata da alcune parti della maggioranza: nel mirino la conferma delle misure di restrizione in caso di una nuova emergenza, come previsto da ogni Piano. Intanto l’influenza aviaria H5N1 ha ricominciato a spaventare, con i focolai negli allevamenti Usa, anche se il ministero della Salute tranquillizza: «Non c’è nessun allarme».
Il no dell’Italia: a rischio la sovranità nazionale
In questi giorni il Piano pandemico mondiale è al centro dei lavori dell’Assemblea dell’Oms in corso a Ginevra con l’obiettivo di prevenire future pandemie e garantire una risposta efficace qualora si verificassero. Ma secondo il ministro della Salute italiano Orazio Schillaci sono ancora troppi i punti critici . Una posizione che segna dunque la distanza dall’ottimismo espresso invece dal direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che nei giorni scorsi si era detto «fiducioso» nel raggiungimento di un accordo tra i 194 paesi partecipanti. Al momento, ha spiegato Schillaci, sull’accordo per il trattato pandemico «non vediamo progressi sufficienti e ci sono ancora troppi punti critici aperti. Pertanto, ci aspettiamo la ridefinizione di una chiara tabella di marcia, prevedendo un periodo di tempo adeguato per raggiungere un consenso che l’Italia ritenga ratificabile nonché con i miglioramenti necessari per garantire la salute per tutti». Gli aspetti critici, secondo quanto si apprende, sarebbero collegati in qualche modo ad una possibile diminutio della sovranità nazionale e quindi della possibilità di intervenire sulla salute. Su questo punto, il ministro della Salute ha sottolineato come l’Italia abbia seguito attivamente i negoziati per il nuovo trattato pandemico e tutte le altre questioni discusse all’Assemblea.
Oltre al piano mondiale nel mirino anche il green pass globale
La stesura del piano è cominciata oltre due anni fa, quando la fase più acuta dell’emergenza Covid-19 era da poco alle spalle. Nonostante lunghi negoziati, i 194 Stati membri dell’agenzia non sono riusciti a portare in Assemblea un testo condiviso. Gli argomenti di frizione sono molti: il timore di cessione di sovranità all’Oms, l’equilibrio tra la tutela degli interessi commerciali e l’accesso tempestivo e a prezzi accessibili a farmaci e vaccini da parte dei paesi più poveri; la condivisione delle informazioni sugli agenti patogeni. Ora è arrivata la nuova frenata dell’Italia, con Schillaci che già in passato si era mostrato contrario ad un’altra misura proposta sempre dall’Oms e dalla Ue, ovvero il green pass globale, una sorta di fascicolo sanitario elettronico che risulterebbe verificabile in tutto il mondo.
Il Piano pandemico italiano al palo da diversi mesi
Intanto però anche in Italia il Piano pandemico 2024-2028 è rimasto nei cassetti. Il percorso dell’atteso documento che deve mettere in sicurezza l’Italia in caso di una nuova pandemia è molto incidentata. Il piano è stato elaborato dalla direzione Prevenzione del ministero della Salute, guidata da Francesco Vaia, e presentato a gennaio scorso almeno in una prima bozza alle Regioni – per poi siglare l’accordo in Conferenza Stato-Regioni – ma da quel momento, con le polemiche politiche sopraggiunte, è finito in un limbo. La bozza del piano pubblicata ha suscitato le critiche di una parte della maggioranza al Governo – con interrogazioni al ministro della Salute Schillaci – per la conferma delle misure di restrizione in caso di pandemia, come previsto da ogni Piano pandemico. Un incubo per chi aveva visto come fumo negli occhi i Dpcm del 2020 varati dall’allora premier Conte per mettere in sicurezza l’Italia alle prese con il Covid. Vaia comunque si dice fiducioso: «È stato condiviso sostanzialmente anche dalle Regioni. C’è stata qualche osservazione che abbiamo ripreso, per cui il piano è pronto. Ci sono dei principi che rispettano la libertà individuale. Deve essere approvato, perché mai più dobbiamo farci trovare impreparati».
Sotto la lente il virus dell’influenza aviara: «In Italia nessun allarme»
Intanto negli Usa crescono i timori per un rischio di pandemia legata al virus dell’influenza aviaria, ma il ministero rassicura sulla situazione in Italia. «Non c’è un allarme aviaria in Italia, ma l’attenzione del ministero e della comunità tecnico-scientifica resta alta per monitorare la diffusione a livello internazionale, aggiornare le valutazioni del rischio a livello nazionale e valutare azioni di preparazione sul territorio», afferma sempre il Dg della Prevenzione sanitaria del ministero Vaia. Che spiega come in Italia, al momento «il rischio di diffusione del virus dell’influenza aviaria negli animali risulta basso. Il virus circolante negli Stati Uniti risulta diverso dai genotipi circolanti in Italia, dove, allo stato attuale, non sono stati riportati casi nei bovini né nell’uomo». Negli Usa sono stati confermarti due casi di influenza aviaria in due persone, casi tra loro indipendenti, in concomitanza con un’epidemia nei bovini da latte che sta coinvolgendo numerosi allevamenti in diversi stati.
Fonte: Il Sole 24 Ore