Bandiere verdi 2024, ecco le 155 spiagge a misura di bambini (8 sono all’estero)

Una spiaggia con lo spazio necessario fra gli ombrelloni per consentire il gioco libero e indisturbato. Un mare pulito in cui l’acqua non diventi subito troppo alta per poter fare il bagno in sicurezza. Assistenti di spiaggia, attrezzature e servizi, strutture per la ristorazione. Sono i requisiti che rendono una località marina a misura di bambini: nel 2024 salgono a 155 (una in più rispetto allo scorso anno) le “Bandiere verdi” selezionate da 2.949 pediatri. Il nuovo ingresso è San Salvo Marina (Chieti).

I primati di Abruzzo e Calabria

«In totale in Italia, da Nord a Sud, ne sono state issate 147, una ogni 55 km, con differenze fra le varie regioni – spiega Italo Farnetani, il pediatra ideatore dell’iniziativa e coordinatore della ricerca per l’assegnazione dei riconoscimenti -. Altre 5 sono ben piantate nel resto d’Europa, 3 in Africa. L’Abruzzo risulta essere la regione “più verde” d’Italia perché ha la più alta densità di bandiere verdi, una ogni 11,8 km, seguita da Emilia-Romagna (una ogni 13,5 km) e Marche (una ogni 13,8 km). Ma in valori numerici assoluti è la Calabria che occupa il primo posto, con un totale di 20 bandiere verdi. Seconda la Sicilia con 18 e terza la Sardegna con 16».

I criteri della selezione

Quanto ai criteri adottati, Farnetani spiega che per i pediatri «che hanno operato in regime di volontariato, senza compensi, fini di lucro o intervento di sponsor, si è trattato di un’indicazione professionale e un parere medico redatto in base alla conoscenza delle reali esigenze di accrescimento, salute, sviluppo corporeo e psicoaffettivo dei minori».

Come si arriva alla selezione delle mete di mare ideali per i piccoli? «Non sono previste autocandidature – spiega Farnetani – perché la scelta dipende solo dalle valutazioni dei pediatri: devono essere almeno in 35 a indicare la stessa località» affinché questa venga presa in considerazione. I requisiti vanno, dalla possibilità di giocare in spiaggia accanto ai genitori, all’acqua che non diventi profonda già a riva e in maniera brusca, dalla sicurezza garantita da assistenti di spiaggia alle attrezzature e servizi in riva al mare, e poi ristoranti e locali per mangiare, negozi, bar, strutture sportive.

«Per la qualità delle acque e la possibilità di balneazione ci riferiamo sempre e solamente a strutture istituzionali e pubbliche italiane: le ordinanze del sindaco, che per il proprio Comune rappresenta l’autorità sanitaria, e le rilevazioni delle Arpa regionali, strutture pubbliche preposte ai controlli ambientali», puntualizza ancora Farnetani.

Fonte: Il Sole 24 Ore