Flotte aziendali, ecco perché il problema del valore residuo frena la corsa delle auto elettriche

Il settore del noleggio, a breve e a lungo termine, ha preso pertanto le distanze dall’auto elettrica e c’è anche un tema chiave: quello del valore residuo. Il business model di questo settore si basa infatti sulla tenuta del valore della vettura usata a fine ciclo di noleggio. Palese è che se il mercato delle elettriche non decolla, la rivendibilità diventa aleatoria. Inoltre, a peggiorare la situazione c’è la guerra dei prezzi innescata da Tesla e dal “divino” Elon Musk che in questo modo ha lanciato una bomba atomica sulla industry dell’auto e del noleggio. Se i prezzi del nuovo calano, l’usato si deprezza ancora di più e allora salta il banco: ciao bev e phev, bentornate auto benzina (e ibride) nelle flotte e nel rent a breve.

A questo punto qual è la situazione, anche in Italia? «Nel noleggio lungo termine – dice del Viscovo – la quota delle Bev è poco sopra quella del resto del mercato, mentre è molto più alta per le plug-in, che sono un compromesso tra essere in compliance con le politiche green a riuscire a camminare comunque. I manager che ce l’hanno girano quasi sempre col motore termico. Secondo una recente indagine, si tratta di greenwashing».

E mentre le elettriche e anche le phev, le cosiddette ibride plug in sono forzate nelle car policy, le ibride, le full hybrid conquistano quote nelle flotte. Qui il parametro del valore residuo è importante e già da anni le Case aiutano i noleggiatori con gli sconti per compensare valori residui più prudenti delle elettriche e delle phev. Ciò detto, quello che conta però è l’oscillazione del valore residuo. Incentivi e taglio dei listini mettono fuori gioco le auto Bev già quotate e in flotta, con perdite da parte dei noleggiatori. Per fortuna si tratta di numeri molto contenuti.

Viceversa il valore residuo delle ibride senza spina è più alto. «Il motore ibrido – continua del Viscovo – è un successo della tecnologia e attira clienti in ogni segmento. Ecco perché i modelli ibridi e full hybrid non alla spina sono le vetture che tutti vogliono».

Nel settore delle flotte si assiste anche, come nel mercato dei privati, a una maggiore presenza di auto cinesi, che non a caso puntano su tecnologie ibride in questo settore. «Le flotte – afferma del Viscovo- hanno iniziato a valutare le cinesi, incluso DR, quando le case tradizionali non consegnavano, per problemi e per tenere bassi gli sconti. In generale, ci sono segnali concreti di una minore rigidità delle car policy». Resta dunque da capire, soprattutto nelle flotte che hanno una vocazione di benefit al dipendente, quanto sia competitiva una vettura made in China rispetto a una classica tedesca premium.

Fonte: Il Sole 24 Ore