Armi e sostegno a Kiev alla ministeriale Nato. Sì di Finlandia, Polonia e Canada

Biden ad oggi ha evitato svolte formali nei protocolli che vietano un simile uso dei propri arsenali da parte di Kiev. «La nostra posizione non cambia – ha asserito ancora martedì il portavoce John Kirby – Non incoraggiamo né consentiamo attacchi fuori dai confini dell’Ucraina». Tra i più prudenti, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. Blinken sta tuttavia insistendo per revisioni, citando l’inedito fronte nella guerra aperto da Mosca ammassando armi e basi a ridosso delle frontiere. Stando al Washington Post, Biden starebbe considerando almeno un’autorizzazione all’uso di ordigni a corto raggio.

Colpire la Russia: si allarga il fronte

Le possibili mosse americane avvengono dopo che alleati quali la Francia, e con maggior prudenza la Germania, hanno indicato che Kiev può colpire in Russia con armi occidentali per difendersi, pur se restano divisioni nell’Unione europea. La Gran Bretagna ha già allentato le restrizioni, come i Paesi Baltici. E il 29 maggio ai Paesi che hanno dichiarato di non mettere condizioni si sono aggiunti Polonia, Finlandia e Canada. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, la settimana scorsa ha invocato flessibilità.

La posizione italiana

Giorgia Meloni il 29 maggio ha detto: «Ci si interroga se colpire in territorio russo i luoghi dai quali partono questi missili che in Ucraina colpiscono la popolazione civile. Io credo che non sia necessario. Credo che sia meglio rafforzare la capacità di dotare l’Ucraina di sistemi efficaci di difesa antiaerea, lavoro anche qui fatto in parte dall’Italia con i Samp/T, per esempio, e che questo ci consente da una parte di tutelare la popolazione civile in Ucraina, dall’altra di non rischiare un’escalation che sarebbe fuori controllo».

A Praga Blinken discuterà ulteriori contromisure: in gioco giri di vite sulla Cina per il ruolo a fianco di Putin, che limita l’impatto di sanzioni al complesso militar-industriale di Mosca.

Nella capitale della Moldova, Chisinau, Blinken ha intanto portato con sé quel che è stato presentato come un «robusto pacchetto di supporto» alla «indipendenza energetica da fonti dell’Est e alla democrazia». La presidente filo-occidentale Maia Sandu cerca la rielezione a ottobre, assieme al successo in un referendum sull’adesione alla Ue. La Casa Bianca teme ondate di interferenze del Cremlino. La regione separatista della Transnistria, dove già stazionano truppe russe, fornisce elettricità alla Moldova e Mosca potrebbe ambire all’annessione.

Fonte: Il Sole 24 Ore