Premierato, Meloni: «Zuppi? Vaticano non è una repubblica parlamentare»
«Non so cosa esattamente preoccupi la Conferenza episcopale italiana, visto che la riforma del premierato non interviene nei rapporti tra Stato e Chiesa. Ma mi consenta anche di dire, con tutto il rispetto, che non mi sembra che lo Stato Vaticano sia una repubblica parlamentare, quindi nessuno ha mai detto che si preoccupava per questo. E quindi facciamo che nessuno si preoccupa». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, ospite della puntata di Dritto e rovescio, in onda nella serata di giovedì 30 maggio su Rete4, a proposito delle preoccupazioni sollevate dal cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi.
«Il premierato è utile anche all’opposizione»
Secondo la premier, «la riforma del premierato è necessaria, rimette il potere di decidere nelle mani dei cittadini ed è una riforma che dà a chi viene scelto dai cittadini la stabilità per poter realizzare il proprio programma e per essere giudicato nuovamente dai cittadini. È una riforma utile a tutti, anche all’opposizione, in teoria. A meno che non siano convinti che non vinceranno mai più le elezioni, nel qual caso non è del premierato che si devono occupare ma di altro… È una riforma – ha continuato il presidente del Consiglio – che dà credibilità alla politica, che dà stabilità ai governi, che dà risposte ai cittadini. Noi l’avevamo promessa, l’abbiamo fatta. Non so se arriverà in Parlamento con i due terzi dei voti, altrimenti staranno gli italiani a decidere – ha aggiunto -. Ma sicuramente in Parlamento ci sono due modelli diversi. Noi proponiamo di fare eleggere direttamente il governo e di abolire i senatori a vita, il Pd propone di non fare eleggere il governo dai cittadini e di raddoppiare i senatori a vita. Non so se vogliamo direttamente tornare al senato regio con i senatori nominati in base al censo, ma non è il mio modello. Forse il modello della sinistra non è il mio. Nel mio modello il potere deve stare nelle mani dei cittadini. Perché una politica scelta dai cittadini risponde ai cittadini. E quando non fa bene, dai cittadini viene giudicato».
«Schlein non ha coraggio come leader e come donna»
La premier è poi tornata sul caso De Luca. «Mi spiace per Elly Schlein alla quale avevo chiesto, quando fui insultata da De Luca, di dire qualcosa e non ebbe il coraggio di farlo – ha affermato -. Oggi dice a me ’la Meloni si commenta da sola’. Si commenta da solo il fatto che Schlein non riesce ad avere il coraggio che ci si aspettava da lei di cambiare le cose, il coraggio come leader e il coraggio come donna, perché qui sì c’è anche una questione femminile. Posso chiedere alle persone in studio cosa ne pensano di questa cosa?», ha domandato Meloni, ricevendo applausi e urla di approvazione. «C’è una cosa secondo me che capiscono le persone e fa finta di non capire la sinistra: che io sono stata insultata e mi sono banalmente difesa – ha detto la premier -. La sinistra, che quando sono stata insultata non ha ritenuto di dover dire mezza parola, adesso si indigna perché mi sono difesa senza insultare nessuno: è vergognosa. Da quando noi siamo al governo la sinistra sta tirando fuori la sua vera natura, di persone che usano due pesi e due misure su ogni cosa, e ritengono di essere superiori agli altri e di avere maggiori diritti degli altri».
Inchiesta Liguria, «la decisione sulle dimissioni sta in capo a Toti»
Quanto poi all’inchiesta in Liguria, Meloni ha chiarito la sua posizione: «Non ho gli elementi per dire se debba dimettersi, non ho avuto la possibilità di studiare le carte e non posso parlare con Giovanni Toti. Penso che questa sia una decisione che sta in capo a Giovanni, che ha dimostrato sempre di amare la regione che governa, di amare la sua gente e che sicuramente sa cosa sia meglio per la sua regione e che conosce la verità su questa vicenda».
«Salva-casa norma di buonsenso, non c’è alcun condono»
Infine, il provvedimento sulla casa varato dal Governo. Il salva-casa, ha sottolineato la premier, «è una norma di assoluto buonsenso, non c’è nessun condono, c’è la possibilità di diciamo così, sanare le piccole difformità interne ed è una misura che consente agli italiani di tornare pienamente padroni di casa loro e che rimette in modo il mercato immobiliare» «In Italia – ha aggiunto – è accaduto che se tu avevi una tenda parasole che non era considerata perfettamente a norma, tu non potevi vendere casa tua. O magari non potevi comprare una casa perché il proprietario aveva spostato una porta. Quindi di queste cose stiamo parlando. Quindi è una norma di totale buonsenso che definisce un principio sacro e fondamentale: la casa per gli italiani è sacra. Quando ti compri una casa, se poi te la vuoi vendere, te la devi poter vendere. Mi sembra una cosa banale».
Fonte: Il Sole 24 Ore