Colpi mirati da Kiev contro la Russia, ecco chi è a favore e chi contro

I ministri degli Esteri della Nato si ritrovano a Praga in occasione della ministeriale Esteri per fare il punto in vista del summit di Washington, previsto a luglio. Sul tavolo i temi da trattare sono diversi ma è di nuovo l’Ucraina a dominare la discussione. Perché l’offensiva a Kharkiv desta “seria preoccupazione” e la situazione sul campo resta tesa. E dunque. Il dibattito sulle restrizioni per l’uso delle armi fornite a Kiev – rimuoverle o meno – entra nel vivo, con ormai la maggioranza degli alleati nel campo dei “falchi”.

Stoltenberg: Kiev sia responsabile con gli strike in Russia

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha chiarito che gli alleati si aspettano che l’uso delle armi fornite all’Ucraina contro la Russia, ovvero colpendo obiettivi militari al di là del confine, avvenga «in linea con il diritto internazionale e in modo responsabile». Quanto al rischio di una escalation, Stoltenberg ha precisato: «Ogni volta che abbiamo dato mezzi all’Ucraina Vladimir Putin ci ha minacciato, è stato così per i pezzi di artiglieria, i tank, i missili, gli F-16. È la Russia che ha dato il via all’escalation, prima invadendo un altro Paese e ora aprendo il nuovo fronte a Kharkiv».

Chi è a favore, chi contro e gli indecisi

Ecco come si pongono gli alleati della Nato – perlomeno quelli che inviano capacità militari – riguardo alla possibilità di rimuovere le restrizioni sull’uso delle armi fornite all’Ucraina, contemplando dunque la possibilità di colpire obiettivi militari in Russia e non solo nei territori occupati (incluso la Crimea).

Sulla base delle ultime dichiarazioni in questo campo si contano nel gruppo degli Stati a favore Finlandia, Svezia, Paesi Baltici, Polonia, Repubblica Ceca, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Canada e Francia (con tutta probabilità anche la Romania). Sono invece contrari Italia, Spagna, Belgio, Ungheria, Slovacchia e, probabilmente, Bulgaria. Indecisi: Stati Uniti e Germania.

E proprio dagli Usa a questo punto potrebbe arrivare la svolta. Mosca osserva l’evolversi del quadro con una certa apprensione. Perché sa che, se prevarrà la linea interventista, non potrà più muovere le truppe con disinvoltura al di là del confine (e sganciare le bombe aliante in tutta sicurezza). Quindi minaccia ritorsioni e accusa la Nato di fomentare l’escalation. Il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha evocato piani di “deterrenza nucleare” se gli americani attueranno il «dispiegamento di missili terrestri a medio e corto raggio», mentre il portavoce del Cremlino ha puntato il dito contro gli alleati perché «stanno spingendo in ogni modo possibile l’Ucraina a continuare questa guerra senza senso».

Fonte: Il Sole 24 Ore