Anche Berlino dice sì all’uso delle armi per colpire Mosca sul suo territorio

Fino a dove potrà spingersi l’Ucraina, autorizzata dagli Stati Uniti e da diversi altri Paesi Nato a colpire in territorio russo? Il via libera di Washington all’utilizzo di armamenti occidentali per colpire oltre confine – a cui ieri si è aggiunto ufficialmente anche quello del Governo tedesco – è condizionato, limitato da restrizioni suggerite dal tentativo di evitare un confronto diretto tra l’Alleanza Atlantica e la Russia. Per Mosca, tuttavia, l’escalation è già realtà.

E l’incrocio di accuse ha visto il nuovo ministro russo della Difesa, Andrej Belousov, attaccare la Nato alimentando la sindrome di accerchiamento con cui il Cremlino ha giustificato fin dall’inizio l’aggressione all’Ucraina. «La Nato sta aumentando la propria presenza in Europa centrale e orientale – ha detto ieri Belousov –; sta rafforzando dimensioni e preparazione bellica delle forze della coalizione, le infrastrutture militari, l’addestramento e le attività di ricognizione presso i nostri confini». Molto più diretto, come sempre, il vicepresidente del Consiglio per la sicurezza nazionale, Dmitrij Medvedev. Il confronto tra l’Occidente e Mosca, ha ripetuto, può scivolare in guerra aperta: «Non è un bluff – ha avvertito Medvedev – quando la Russia parla di uso di armi nucleari tattiche contro l’Ucraina».

Da Praga, alla conclusione del vertice tra i ministri degli Esteri dei Paesi Nato, il segretario generale Jens Stoltenberg ha risposto alle accuse di escalation avanzate da Belousov: «È stata la Russia a provocare un’escalation invadendo un altro Paese», ha chiarito, sminuendo la portata delle minacce del Cremlino. «Non c’è niente di nuovo – ha detto Stoltenberg -. Succede così da tempo: ogni volta che gli alleati della Nato offrono sostegno all’Ucraina, il presidente Putin prova a minacciarci di non farlo».

La svolta di Biden e del cancelliere tedesco Olaf Scholz, che si sono uniti alla posizione di Francia e Regno Unito, è dettata in particolare dall’urgenza di proteggere Kharkiv, la seconda città ucraina a poche decine di chilometri dal confine russo. Bombardata quotidianamente da missili e bombe lanciati da un territorio che le forze di Kiev non possono attaccare per difendersi. «L’Ucraina ha diritto all’autodifesa», ha ripetuto Stoltenberg, ricordando che a Nord di Kharkiv la linea del fronte corrisponde in buona parte con il confine. Da parte sua il segretario di Stato americano Antony Blinken, ieri in Moldavia, ha spiegato che il cambiamento di posizione di Biden è il risultato della strategia di adattamento degli Stati Uniti all’andamento della guerra: «E ora gli Usa rispondono a quanto hanno visto nella regione di Kharkiv. Continueremo così, ad adattarci e correggere il tiro come necessario».

Secondo fonti della Casa Bianca, l’autorizzazione di Biden al lancio di armi americane oltre il confine è limitata a questa regione in cui l’offensiva dei russi continua a registrare progressi, e ai siti presso la frontiera da cui partono gli attacchi. Ma per il momento Kiev non avrà il permesso di rispondere con gli Atacms, i missili tattici a lungo raggio che la Casa Bianca avrebbe fornito – dopo aver resistito a lungo – nella versione più recente, con gittate fino a 300 km.

Fonte: Il Sole 24 Ore