BioMerieux, ecco la fabbrica che produce dispositivi hi-tech per contrastare l’antibiotico-resistenza
Rispondere ai supermicrobi con armi sempre più mirate e appropriate. Nel silenzio dei laboratori – ma nel fragore delle cronache sulla “pandemia silente” da infezioni resistenti agli antibiotici e correlate all’assistenza – si gioca la sfida di contrastare un’emergenza big killer che nel mondo comporta 5 milioni di decessi l’anno, tra cause dirette e indirette. E che solo nell’Unione europea miete 33mila vittime l’anno tra i 670mila pazienti che ne sono colpiti. Con un triste contributo dell’Italia “maglia nera” nella Ue: 11mila decessi per infezioni registrati in un solo anno e la prospettiva di totalizzarne fino a 450mila nel 2050, se non si opererà un drastico cambio di rotta. Eppure, solo da noi gli esperti stimano che di vite se ne potrebbero salvare 3.300, ottenendo quindi un -30% rispetto alle morti attuali, grazie all’impiego di nuovi strumenti diagnostici capaci di individuare in poche ore sia gli agenti patogeni responsabili di un’infezione sia i farmaci ai quali sono più sensibili e che quindi vanno somministrati al paziente. La chiamano “stewardship antimicrobica” ed è quel complesso di interventi mirato a ottimizzare l’uso degli antibiotici, riducendo al contempo la diffusione della resistenza.
Prevenzione non più sufficiente
Anche perché la prevenzione non è più sufficiente: anche in Italia davanti a un 8% dei ricoverati in ospedale che si infetta, alle buone pratiche come il sacrosanto lavaggio delle mani – tutt’ora in parte disatteso – deve affiancarsi un approccio proattivo. All’insegna dello slogan: «a ogni paziente il giusto antibiotico e solo se e quanto ne serve». I benefici dei test diagnostici rapidi consentono di mirare dritto alla cura più appropriata: le priorità sono capire se un paziente abbia infezione virale o batterica, individuare quale batterio stia causando l’infezione – e di conseguenza se sia sensibile o resistente agli antibiotici – scegliere infine l’antibiotico più appropriato. «Siamo al punto che per contrastare l’avanzata dei “super-microbi”, batteri e funghi che hanno imparato a resistere a molti dei trattamenti oggi disponibili, abbiamo bisogno di ricorrere a strategie diagnostiche innovative e all’avanguardia, che consentano di individuare in tempi rapidi farmaci in grado di sconfiggerli – spiega Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani Amcli -. Secondo le nostre stime con questi nuovi test diagnostici si potranno ridurre i decessi di oltre il 30%». Al risparmio di vite umane si sommerebbe, dato di non poco conto, minori esborsi per miliardi. Se solo si pensa, come riferisce Gian Maria Rossolini, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica a Firenze e direttore di Microbiologia e Virologia a Careggi, che «in Italia ammontano a circa 2,4 miliardi per anno i costi diretti, a fronte di 2,7 milioni di ricoveri per antibiotico-resistenza stimati».
La risposta di istituzioni e imprese
Davanti all’emergenza sia le istituzioni che le aziende provano a correre ai ripari. Il Piano nazionale di contrasto dell’antibiotico-resistenza 2022-2025 del ministero della Salute punta a rafforzare prevenzione e sorveglianza delle Ica (le infezioni correlate all’assistenza), a potenziare l’approccio OneHealth, a promuovere l’uso appropriato degli antibiotici e a formare la popolazione sui rischi di un uso eccessivo. Ma anche a promuovere innovazione e ricerca su prevenzione, diagnosi e terapia ed è qui che alla strategia nazionale si affiancano le imprese. «Il nostro mondo è altamente tecnologico con un tasso di innovazione rapidissimo, di circa 3 anni – spiega Nicola Barni, presidente di Confindustria dispositivi medici –. Per questo la ricerca è la linfa vitale per lo sviluppo del settore e per la nascita di tecnologie sempre più all’avanguardia. Per tutelare la salute delle persone bisogna sostenere tutte le aziende che in Italia vogliono fare ricerca, che generano Pil e creano forza lavoro qualificata. Occorre favorire e promuovere una politica industriale il più possibile dinamica e attrattiva per le imprese che operano nel nostro Paese. Ma attenzione – avvisa ancora Barni ampliando il ragionamento -: il Ssn è ormai a un bivio e senza una nuova governance anche nel settore dei dispositivi medici che superi la logica dei silos e consideri l’intero percorso del paziente dalla prevenzione alla diagnosi alla terapia fino al follow-up, la sostenibilità resterà una chimera».
La scommessa bioMerieux in Italia
Fare squadra e attivare partnership è una delle ricette possibili: come quella messa in campo dal Policlinico Gemelli Irccs con la multinazionale della diagnostica bioMerieux, che ha portato alla nascita presso il Policlinico romano dell’Antimicrobial Stewardship Center of Excellence (Ams Coe). Il decimo, tra quelli realizzati da bioMerieux con altrettanti partner nel mondo e il secondo in Europa, che in questo caso prevede un progetto di tre anni per accelerare l’impatto della diagnostica nella lotta alla resistenza agli antibiotici. bioMerieux – che origina al lontano 1897 quando da studente di Louis Pasteur Marcel Mérieux decise di dar vita a un primo laboratorio – conta nel mondo 14 centri di ricerca e sviluppo, voce in cui investe il 12,5% del fatturato, concentrati all’80% sul contrasto all’antimicrobico-resistenza. E oggi affila le armi contro i super microbi proprio qui in Italia, dove è approdata nel 1987, a Bagno a Ripoli vicino Firenze. «Abbiamo scelto di investire 9 milioni di euro in un nuovo hub denominato Innovation Power House, dedicato alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni contro le malattie infettive e l’antibiotico-resistenza» spiega Stathis Chorianopoulos, vice president & general manager, Adriatic bioMérieux Italia, nel presentare l’edificio di tre piani in cui si fa ricerca e innovazione d’eccellenza. Con spazi liberati per far posto a strumentazioni diagnostiche d’avanguardia e, in prospettiva, a nuovi dipendenti. «Oggi impieghiamo 310 persone e grazie a questo investimento si prevede un incremento del 10% circa dei collaboratori, grazie a una riorganizzazione interna delle linee produttive e degli spazi di ricerca e sviluppo, che potranno avvalersi della strumentazione più all’avanguardia», prosegue Chorianopoulos.
Dentro l’Innovation Power House
Nel dettaglio, all’interno dell’Innovation Power House è stata realizzata una camera semi-anecoica che permette di effettuare prove di compatibilità elettromagnetica sugli strumenti in fase di prototipazione e sviluppo, una camera climatica usata per simulare le condizioni ambientali alle quali i sistemi elettronici possono essere sottomessi durante l’uso normale oltre a un laboratorio biologico. «Questo laboratorio – prosegue Chorianopoulos – è fondamentale per poter ottimizzare lo sviluppo degli strumenti di diagnostica in vitro integrando i campioni biologici il prima possibile nella fase di design, con l’obiettivo di ridurre il rischio di problematiche durante la fase finale di validazione. Tutte le attrezzature all’avanguardia presenti nel reparto di Ricerca e Sviluppo dell’Innovation Power House sono ormai fondamentali per il reparto di R&D per velocizzare la creazione dei prototipi e rendere lo sviluppo più agile. Poter fare la maggior parte delle prove direttamente nei nuovi laboratori interni all’azienda consentirà di velocizzare lo sviluppo rendendolo più autonomo». Nel nuovo polo di Bagno a Ripoli bioMerieux ha inoltre portato la produzione – che è solo qui in Italia e negli Usa – di Vitek MS Prime, sistema di diagnostica di ultima generazione basato sulla spettrometria di massa che consente di individuare rapidamente le specie microbiche presenti in un campione biologico.
Fonte: Il Sole 24 Ore