Irpef e cuneo fiscale, ecco le famiglie che hanno guadagnato di più dal taglio

Dove si registrano le variazioni maggiori

Quasi il 75 per cento delle famiglie beneficia di un incremento del reddito disponibile superiore all’1 per cento. Le variazioni maggiori (fino al 2,4 per cento, in media) si registrano in due gruppi di famiglie: uno in corrispondenza del secondo decimo della distribuzione e l’altro tra il sesto e il settimo decimo della distribuzione. Nel primo prevalgono i nuclei con un solo lavoratore a reddito medio-basso, nel secondo quelli con due lavoratori della medesima tipologia. Gli interventi generano una lieve riduzione della disuguaglianza dei redditi disponibili equivalenti (l’indice di Gini diminuisce di 0,3 punti percentuali).

L’aliquota marginale effettiva (Ame) – definita come la variazione del totale delle imposte sui redditi, dei contributi sociali e dei trasferimenti monetari che si associa a un aumento unitario del reddito da lavoro – si riduce per quasi tutte le classi di reddito lordo da lavoro. Al crescere del reddito si osserva tuttavia un primo picco in prossimità della soglia dei 25.000 euro (oltre la quale lo sgravio contributivo si riduce di un punto percentuale), un secondo, più marcato, intorno ai 35.000 euro (oltre i quali lo sconto si annulla) e infine un terzo picco a 55.000 euro (corrispondenti a un imponibile Irpef di circa 50.000 euro, oltre il quale è prevista la riduzione delle detrazioni).

Il 2% dei contribuenti sotto la soglia dei 35.000 euro

Circa il 2 per cento dei contribuenti si colloca immediatamente sotto la soglia dei 35.000 euro ed è soggetto a un’Ame superiore al 100 per cento: nel caso di un aumento anche modesto del reddito da lavoro questi individui perderebbero interamente l’agevolazione sui contributi, subendo quindi una riduzione del reddito disponibile. Una calibrazione alternativa delle misure potrebbe smussare le irregolarità nel profilo delle Ame.

Ad esempio, a oneri invariati per la finanza pubblica, ciò avverrebbe con una riduzione graduale dello sgravio contributivo per i redditi da 30.000 a 35.000 euro e una sua contestuale estensione fino a una soglia di 39.000 euro. Rispetto al regime per l’anno in corso, d’altra parte, la modifica sarebbe lievemente regressiva.

Per mantenere nei prossimi anni le soluzioni introdotte nel 2024 vanno trovate le coperture

Il mantenimento per gli anni a venire degli interventi introdotti per il 2024, conclude Bankitalia, richiederebbe l’individuazione di coperture di entità adeguata, certe e permanenti, per evitare effetti negativi sui conti pubblici, tenendo in considerazione anche le conseguenze del disegno delle misure sull’offerta di lavoro. Se confermato, lo sgravio sui contributi allenterebbe in modo strutturale il nesso a livello aggregato tra le entrate e le uscite del sistema pensionistico.

Fonte: Il Sole 24 Ore