Imprese familiari, redditività quadruplicata in cinque anni

Ne sanno poco, ma ci credono: l’80% circa delle 745 imprese familiari classificate come “eccellenti” dall’Osservatorio sulle Pmi di Global Strategy dichiara di essere intenzionato a realizzare soluzioni fondate sull’intelligenza artificiale, che il 43% ritiene una grande opportunità di sviluppo. Eppure, solo il 19% di esse dichiara di avere una buona familiarità con queste tematiche.

Un’apparente contraddizione che, in realtà, dice molto dell’atteggiamento aperto alle innovazioni e al rischio che ha permesso alle piccole e medie imprese italiane di affrontare le ripetute crisi degli ultimi quattro anni e uscirne più forti, contribuendo a fare dell’Italia la seconda manifattura d’Europa e uno dei principali Paesi esportatori a livello globale.

Capacità di crescita sopra la media

I numeri che raccontano questa eccellenza e questa forza arrivano proprio dall’Osservatorio di Global Strategy, società di consulenza strategica e M&A focalizzata sulle aziende familiari, che dal 2009 monitora il panorama delle Mid-Cap italiane. La XIV edizione, realizzata in partnership con Azimut Direct e Assolombarda ha analizzato i bilanci del quinquennio 2018-2022 di oltre 70mila aziende, arrivando a selezionarne 745 qualificate come «eccellenti» in base a stringenti parametri di performance economico-finanziaria. Imprese con ricavi tra i 25 e i 25 milioni, di proprietà italiana e per la quasi totalità a conduzione familiare.

Concentrate in larga parte nel Nord Italia e nel settore manifatturiero, queste imprese hanno dimostrato nel periodo considerato una «eccezionale capacità di crescita», ha spiegato Stefano Nuzzi, Equity partner Global Strategy, illustrando la ricerca. Nel periodo post pandemia sono riuscite infatti a raddoppiare il valore della produzione (+103% fra il 2020 e il 2022, contro il +47% delle Pmi che non rientrano nella definizione di «eccellenti»), mentre dal 2018 il reddito operativo è addirittura quadruplicato (+300% contro il 68% delle altre Pmi). Nei cinque anni considerati, anche l’occupazione è aumentata (+46%), così come gli investimenti in innovazione: il 76% dei circa 10 miliardi di euro di utile aggregato è stato reinvestito in azienda; il 50% destina oltre il 5% del fatturato in ricerca e sviluppo; il 60% investe nel raggiungimento degli obiettivi ESG. Senza dimenticare il ruolo decisivo per la crescita dell’export italiano, dato l’elevato grado di internazionalizzazione di queste realtà, un terzo delle quali realizza all’estero più della metà dei propri ricavi.

Intelligenza artificiale sì, ma non troppo

Infine, l’affondo sull’intelligenza artificiale, come accennato ritenuta uno strumento destinato a cambiare radicalmente i processi produttivi e su cui le aziende eccellenti si dicono aperte a sperimentare, ma ancora poco conosciuto e implementato. «La tecnologia offrirà grandi opportunità nei prossimi anni, che le aziende devono imparare a gestire, sviluppando adeguate competenze e investendo sulle risorse umane, che costituiranno sempre più il vero valore differenziante per far leva sull’applicazione delle tecnologie basate su intelligenza artificiale», ha detto Antonella Negri-Clementi, ceo e founder di Global Strategy. L’innovazione riguarda anche gli strumenti finanziari adottati per sostenere la crescita, con una progressiva apertura da parte delle Pmi per soluzioni di finanza alternativa fino ad alcuni anni fa appannaggio esclusivo delle grandi imprese, come ha messo in evidenza Antonio Chicca, managing director di Azimut Direct.

Fonte: Il Sole 24 Ore