Qualità della vita nei centri urbani, il sondaggio europeo

Il benessere di stranieri, omosessuali, bambini e anziani

Percentuali di persone che ritengono che la città sia un buon posto in cui vivere per le persone in generale, per le minoranze etniche, per le persone omosessuali, per gli immigrati, per le famiglie con bambini piccoli e per le persone anziane

In molti casi, meno della metà della popolazione ritiene che la città sia un buon posto per vivere per la popolazione immigrata. A pensarla in questo modo sono soprattutto gli abitanti di varie città del Sud Italia (a Taranto e a Catania si registrano le percentuali più basse, pari al 38% e 40%), ma anche di Trieste e Genova, Roma, Firenze, Bolzano, Venezia, Bergamo, Verona, Cagliari, Parma, Perugia, Trento, Ancona, Torino e Napoli superano il 50% ma si collocano comunque al di sotto della media Ue (il valore è simile a quello di Atene e di altre città francesi e dell’Europa dell’Est).

Guidano invece la classifica di città percepite come più accoglienti per gli immigrati le città portoghesi, una polacca (Danzica) e tre città spagnole (Oviedo, Barcellona e Malaga). L’italiana che risulta più “aperta” agli immigrati è Bologna (77%).

Molto variabile l’opinione della propria città come un contesto “a misura di anziani”: la soddisfazione dei cittadini in questo caso varia dal 45,7% di Roma al 94,7% della città di Lussemburgo.

Tra le prime 15 città considerate più vivibili per gli over troviamo Trento, Trieste e Bergamo. Tra le ultime, oltre a Roma, si incontrano Lubiana, Atene, Catania, Taranto, Napoli, Sofia, Palermo e Milano (tutte con percentuali inferiori al 60%). Le città “a misura di bambini”, quindi adatte per le famiglie con bambini piccoli, riflettono la stessa spaccatura: qui la soddisfazione varia da minimo del 47,8% di Taranto al massimo del 94,5% di Braga (Portogallo).

Fra le migliori città italiane spicca ancora Trento. A Bologna, infine, si osserva une delle più alte percentuali di residenti (85,3%) che ritengono la città essere un buon posto per le persone omosessuali, affiancata da La Valletta, Groninga, Copenaghen, Malaga, Amburgo, Barcellona, Lisbona, Stoccolma, Monaco, Madrid, Amsterdam e Berlino (tutte con percentuali che superano l’80%).

In questo caso a Roma e a Milano le percentuali sono rispettivamente del 67,5% e del 74,3%, mentre le percentuali più basse si rilevano nel sud Italia, in Grecia e in varie città dell’Europa dell’est.

Fonte: Il Sole 24 Ore