Elezioni europee: da Francia e Germania un terremoto che scuote l’Europa

Temeva, l’Europa delle istituzioni, l’avanzata dell’estrema destra annunciata dai sondaggi, lo sconvolgimento con queste elezioni degli equilibri politici che hanno governato negli ultimi 20 anni l’europarlamento, ritmati dall’alleanza più o meno stabile tra popolari, socialisti, liberali e verdi.

Paventava anche qualche scossone di troppo in qualcuna delle sue 27 capitali ma certo non l’onda d’urto che ha travolto la presidenza di Emmanuel Macron in Francia e investito in Germania il cancelliere Olaf Scholz facendo retrocedere il suo partito al terzo posto. Scatenando una crisi politica e reputazionale che polverizza la credibilità nazionale ed europea dei due leader che più di tutti gli altri sono in grado di muovere dinamiche positive, fare il bello e il cattivo tempo nella complicata famiglia europea. E nemmeno si aspettava di vedere anche le dimissioni del premier belga Alexandre De Croo dopo la pesante sconfitta alle urne.

Non poteva esserci débâcle peggiore e nel momento più inopportuno in un’Europa assediata nelle sue sicurezze dalla guerra ucraina e relative ripercussioni geopolitiche, dalle reiterate minacce della Russia di Vladimir Putin, dalle ambigue blandizie della Cina di Xi Jinping, dagli incerti sulla figura del futuro inquilino della Casa Bianca.

Il tutto mentre si ritrova costretta a orchestrare la radicale transizione del suo modello di sviluppo, da ripensare integralmente sui lati industriale, energetico, ambientale, sociale, digitale e militare con investimenti mastodontici, finanziamenti da reperire ancora non si sa come, divisioni interne, egoismi vari e idee confuse.

Il trionfo di Le Pen in Francia

La sorpresa non è stata l’avanzata del Rassemblement National di Marine Le Pen ma il suo indiscutibile trionfo: con il 32% dei voti (provvisori), ha guadagnato 10 punti rispetto alle europee del 2019 ma soprattutto ha distanziato di oltre 16 punti il partito di Macron, fermo al 15,2, meno della metà, e appena sopra il 14% dei socialisti risorti sotto la guida di Raphael Glucksmann.

Fonte: Il Sole 24 Ore