Contratto dei metalmeccanici, il confronto su salario e orari di lavoro parte in salita

Per la Fiom i profitti delle imprese sono cresciuti più dei salari dei lavoratori

Critiche dalla Fiom Cgil, per voce del leader Michele De Palma: «Federmeccanica ha detto no alle richieste avanzate. La distanza siderale resta, non può tornare indeitro nel tempo, dobbiamo guardare avanti e investire su lavoratori».

Secondo uno studio realizzato dalla Fiom-Cgil, su un campione di aziende metalmeccaniche di circa 1,5 milioni di addetti, nel 2019 gli utili sono stati 15,1 miliardi di euro, mentre nel 2022 sono stati realizzati 26,2 miliardi di utili netti. A fronte di questo la spesa per il personale è diminuita da 66,2 miliardi di euro nel 2019 a 58,9 miliardi nel 2022. «I profitti delle imprese sono cresciuti più dei salari dei lavoratori – sostiene la Fiom – fermo restando il ruolo di tutela del potere d’acquisto negli ultimi due anni. Su tali bali basi, la richiesta avanzata nella piattaforma riguardo all’aumento del salario di 280 euro mensili al livello C3 è assolutamente sostenibile».

Fim: detassare gli aumenti contrattuali

Più cauta la Fim Cisl, con il segretario generale Ferdinando Uliano, secondo cui occorre puntare «sulle leve che permettono di far crescere e margini di produttività, contribuendo ad aumentare il salario oltre all’Ipca prevista e raggiungere l’obiettivo delle 280 euro richieste», queste leve sono «la partecipazione, le relazioni industriali». Uliano ha fatto notare come la tassazione, sia a livello centrale, che locale con le aliquote marginali, erodono di quasi il 60% gli aumenti contrattuali. Insieme al fiscal drag queste erodono la tenuta del potere d’acquisto dei salari: «Serve su uno sforzo congiunto che punti a far detassare gli aumenti contrattuali», ha concluso.

Uilm: ridurre l’orario settimanale a 35 ore a parità di salario

Per il numero uno della Uil, Rocco Palombella l’orario di lavoro è «fondamentale per rilanciare le nostre industrie manifatturiere». La proposta dei sindacalista è di «ridurre l’orario di lavoro settimanale a 35 ore a parità di salario, per attrarre le nuove generazioni, bilanciare vita e lavoro, per risolvere le crisi industriali e affrontare le transizioni ecologiche e digitali in atto. Per questo abbiamo chiesto la sperimentazione di questo strumento nelle aziende metalmeccaniche. Nelle aziende italiane ed europee dove questo è già una realtà c’è stato un incremento della produttività e un miglioramento del benessere dei lavoratori».

Loading…

Fonte: Il Sole 24 Ore