Ambiente, salute e sicurezza stradale: Anas ottiene la certificazione internazionale di qualità

Ambiente, salute e sicurezza stradale: Anas ha ottenuto la certificazion e internazionale di qualità. Si è infatti concluso il percorso con l’ente Rina che ha portato la società del Gruppo FS a ottenere la certificazione ISO 14001 (sistema di gestione ambientale), ISO 45001 (sistema di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro) e ISO 39001 (sistema di gestione della sicurezza del traffico stradale). Quest’ultima certificazione, spiega Anas, «rappresenta l’impegno tangibile di Anas per raggiungere il traguardo della riduzione del 50% delle vittime di incidenti stradali come previsto dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile».

Isi: un importante riconoscimento

«Un importante riconoscimento dei nostri sforzi per migliorare costantemente i processi aziendali in termini di gestione ambientale, salute e sicurezza sul lavoro, sicurezza stradale. Le certificazioni – ha sottolineato l’ad Aldo Isi – ci aiutano ad aumentare la fiducia dei nostri stakeholder inclusi clienti, partner, fornitori e comunità locali».

Anas continuerà a investire in sicurezza stradale

Sulla sicurezza stradale Anas spiega in una nota che «continuerà a investire in infrastrutture più sicure e innovative con il ricorso a tecnologie avanzate per monitorare e gestire il traffico in tempo reale. Intensificherà, inoltre, la collaborazione con le autorità competenti e le altre parti interessate per promuovere sempre di più la consapevolezza sui pericoli stradali e sui comportamenti corretti alla guida».

Avviato il percorso per la certificazione di qualità

È stato anche avviato il percorso per il conseguimento della certificazione PdR 125 sulla parità di genere. Si tratta di un sistema di certificazione previsto dal Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, con l’obiettivo di accompagnare e incentivare le imprese ad adottare policy adeguate per ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche per la crescita professionale delle donne.

Fonte: Il Sole 24 Ore