Ambiente e digitale, l’impresa lombarda accelera e investe di più

Investono, nonostante tutto. La tenuta 2023 degli investimenti delle imprese manifatturiere lombarde è tra i dati più significativi dell’ultimo reapporto di Banca d’Italia sull’economia regionale. Analisi annuale che registra, come naturale,. un rallentamento diffuso dell’attività (-1,1% la produzione nel primo trimestre), all’interno però di un quadro di sostanziale tenuta che parte proprio dagli investimenti. Se nel sondaggio svolto lo scorso anno le intenzioni delle imprese vedevano un calo del 3,2%, a conti fatti c’è invece stata una crescita del 4,4%.

Spinta che in particolare riguarda le transizioni gemelle: quasi i due terzi delle imprese hanno realizzato o prevedono di realizzare azioni per l’efficientamento energetico e per l’utilizzo di fonti rinnovabili, quasi il 60% ha invece investito in tecnologie digitali. Lo ha fatto la quasi totalità delle aziende maggiori, una su due tra le Pmi.

Investimenti effettuati all’interno di un contesto meno favorevole, con i tassi di interesse a lievitare in modo evidente, con un gap che resta ampio a sfavore delle Pmi: se per i “big” a dicembre 2022 i prestiti per investimenti costavano il 4,46%, a marzo 2024 si è passati al 6,18%, con picchi che sfiorano il 9% per le operazioni di finanziamento del circolante verso le Pmi.

Merito di una solidità patrimoniale superiore rispetto al passato e di spalle finanziarie più robuste, che hanno consentito al sistema di affrontare in modo proattivo la recente crisi, con una ripresa post-Covid superiore a quella realizzata dal Paese e anche da altre economie europee, con l’85% delle aziende in grado di chiudere i conti 2023 ancora in utile.

Nel 2023, anche se in fase di rallentamento rispetto all’anno precedente, la Lombardia ha mantenuto così un passo superiore alla media nazionale, con una crescita del Pil dell’1,2%, tre decimali oltre l’Italia. Crescita che ha contribuito ad abbattere a ridosso dei minimi storici il tasso di disoccupazione, sceso al 4% in media annua, ridotto al 3,4% per quella maschile. Esito di un’aggiunta netta di oltre 100mila posti di lavoro ( oltre 1,5 milioni i nuovi contratti), in gran parte a tempo indeterminato, legati ai servizi (+65mila unità) ma anche all’industria (+31mila).

Fonte: Il Sole 24 Ore