Senior housing, investimenti in calo del 35% in Europa

Oggi il Giappone ha oltre il 30% della popolazione con più di 65 anni. Entro il 2050, 31 Paesi, molti europei – Italia in testa – saranno nella stessa situazione. Insomma, se la demografia europea cala, qui la domanda spinge. Eppure il senior housing – l’asset class con cui si definiscono sia la residenzialità per anziani autosufficienti e in salute sia le più tradizionali case di riposo – perde terreno sul fronte degli investimenti in tutta Europa. A fare il quadro dell’anno concluso e a delineare le previsioni per il 2024 – nella sede di Deloitte a Bruxelles – è stata Shha, la piattaforma multi-stakeholder che riunisce operatori, investitori e gestori della filiera, in collaborazione con Real Asset Media.

Secondo i dati di Savills, nel 2023 gli investimenti nel settore sono calati del 35% rispetto al 2022, dai 7,8 miliardi di euro circa ai 5,5 miliardi dello scorso anno. Praticamente, quasi dimezzati rispetto ai 9,5 miliardi dell’anno “record” 2021. Nello specifico, la residenzialità per anziani autonomi è passata da 3,3 a 2,6 miliardi di capitali investiti nel 2023 sul 2023; le case di cura da 4,5 a 2,9 miliardi.

«Per il 2024 – ha spiegato Richard Valentine-Selsey, director, head of european living research di Savills – gli investimenti dovrebbero superare leggermente il livello del 2023, o almeno attestarsi sulla stessa soglia. Dipenderà da più fattori. Sinora a pesare è stato il costo del denaro (l’inflazione). Sia perché ha rallentato la capacità di investimento degli operatori, sia perché i rincari sui materiali e sui cantieri hanno costretto a ridurre i progetto o a fermarli».

Tutti oneri che solo in parte sono scaricabili a valle su un’utenza finale, che vive di pensione e che, in molti Paesi europei, devono tenere conto anche delle convenzioni sottoscritte coi diversi sistemi sanitari nazionali o locali, le casse mutua. «Inoltre, dopo i primi segnali – ha aggiunto Valentine-Selsey – gli investitori si attendono riduzioni più consistenti dei tassi di interesse, da parte della Bce. In attesa, restano prudenti e alla finestra. Infine, ci sono le elezioni in diversi Paesi, che aggiungono incertezza al quadro. In UK, di gran lunga il principale mercato europeo per gli investimenti nel settore, il possibile cambio di maggioranza, da conservatori a laburisti, ha rallentato le iniziative».

Sul fronte dei rendimenti, invece, siamo attorno al 5% (5,1% il dato, leggermente più alto di Milano, rispetto al 4,6% di Berlino e del 4,1% di Amsterdam). L’aumento dei costi – è l’opinione diffusa tra gli operatori – ha fatto pressione sui margini ed aumentato i rischi di insolvenza. Molti hanno rivisto i piani di espansione perché i rendimenti non sono risultati competitivi.

Fonte: Il Sole 24 Ore