Con la certificazione porte aperte alle aziende italiane in India e Uk

Dal Regno Unito all’India, fino alla provincia profondamente manifatturiera ma anche molto innovativa delle Marche e della Brianza. La rete che intreccia l’elenco delle aziende e delle camere di commercio che hanno aderito alla certificazione di ItalyX si estende, a testimonianza della presa di consapevolezza del valore del vero made in Italy e dell’importanza di comunicarlo. Anche per aprirsi le porte in mercati molto competitivi e dalle alte potenzialità, come il Regno Unito e l’India. Alla tavola rotonda che si è tenuta nella sede del Sole 24 Ore è emerso che sono oltre 70 le aziende che hanno aderito e hanno la certificazione, 15 le territoriali di Confindustria, mentre sono numerose le Camere di Commercio italiane all’estero partner di ItalyX.

Nel suo intervento Alessandro Belluzzo, presidente della Camera di Commercio Italiana nel Regno Unito, a proposito dell’accordo di collaborazione con il Gruppo 24 ORE, ha spiegato che «è molto importante anche a seguito del cambiamento drastico dopo la Brexit e il Covid, due eventi che hanno segnato in modo forte l’economia e la società del Regno Unito. Adesso ci troviamo di fronte a un momento importante come le elezioni. Attraverso la collaborazione è possibile avere la certificazione per il made in Italy, in un mondo dove l’eccellenza è facile da capire, ma difficile da scoprire». A questo proposito Belluzzo annuncia una serie di iniziative per questo autunno e di comitati settoriali su design, fashion e IA.

Il dibattito attraversa diverse geografie e arriva fino all’India. Claudio Maffioletti, ceo della Camera di Commercio Italo-Indiana ricorda come «stiamo vivendo un momento magico nelle relazioni tra Italia e India, c’è una sintonia molto profonda tra i due primi ministri, dopo la fase critica del passato. Adesso è cominciata un’era in cui si inizia a parlare di difesa, aerospazio, mobilità, persone, know how. Con il Gruppo 24 ORE, è nato un comune sentire su alcuni progetti su cui potevamo lavorare insieme. Noi aiutiamo il soft landing delle imprese che accedono al mercato indiano».

Tornando in Italia, tra le imprese certificate ItalyX c’è Simar group, azienda di arredamento. «L’arredo come lo abbiamo conosciuto è finito», dice, in maniera molto provocatoria, il presidente Mario Valle. O almeno lo è se lo pensiamo come in passato. Per il futuro «bisogna portare novità, integrare l’intelligenza artificiale nei prodotti dell’arredo e brevettare pensando di salvaguardare la persona». Un esempio? «L’armadio – racconta Valle – mi deve dire quante camicie ho, di che colore sono e me le deve sanificare». Dall’arredamento alla moda, Alessia Cassani, responsabile amministrazione di Fabert, racconta una storia imprenditoriale nata nel 1973 che «porta avanti le competenze tecniche accompagnate dall’innovazione». Le numerose certificazioni mostrano un forte slancio verso il miglioramento continuo che però non è facile in un settore dove manca una generazione, dice Cassani, «per la scelta dei brand di produrre fuori dall’Italia. La Fabert, per colmarlo, ha acquisito aziende più piccole e allargato la ricerca e selezione ai giovani che non hanno competenze specifiche nel settore. Il nostro è un lavoro prezioso dove c’è meno tecnologia che in altri: possiamo avere le macchine per il taglio, i magazzini elettronici, ma nella realizzazione c’è ancora molta artigianalità». (C. Cas.)

Fonte: Il Sole 24 Ore