Natura, made in Italy e sicurezza: la formula del successo, anche politico, di Borgo Egnazia
Per un attimo tutto tace. Dopo tre giorni di Vertice G7, la piazza di Borgo Egnazia è tornata al suo consueto silenzio sotto il sole estivo, e le casette sono di nuovo pronte a ospitare i villeggianti innamorati della Puglia. Per una settimana però l’hotel-celebrity d’Italia è stato sotto i riflettori, tra tante illazioni e poche fughe di notizie, a parte i menù di Massimo Bottura, chef dei pranzi per i big della Terra e qualche gag tra richiami e smorfie di antipatia.
Sembra invece un mistero come il resort sia riuscito a diventare protagonista dell’evento più della località in cui si è svolto. Quello del 13-15 giugno è stato il G7 di Borgo Egnazia e non di Fasano né della Valle d’Itria, e come tale sarà ricordato persino dal francobollo ufficiale dell’evento, con conseguente ira del sindaco di Fasano Francesco Zaccaria, che ha scritto al Presidente Mattarella in persona per lamentarsi della confusione toponomastica. Ma è stato proprio lui a dare la spiegazione più logica del qui pro quo ai microfoni di Radio24: la parola “borgo” nel nome evoca un luogo, più che un resort.
Viene spontaneo pensarlo come tale e d’altra parte è nel suo stesso dna, essendo stato progettato ispirandosi ai borghi e alle masserie pugliesi, con uno studio e una ricerca quasi maniacale dell’architettura locale: la disposizione delle casette tutte vicine, la piazza attorno a cui tutto si svolge e dove tutto converge, la protezione dall’esterno come le antiche masserie fortificate della zona.
Nell’agosto del 2023, la premier Giorgia Meloni fece un blitz di un paio di giorni nel resort con la scusa di una mini vacanza (la notizia era su tutti i giornali), ma lo scopo era un primo sopralluogo per capire dove accogliere Joe Biden, Emmanuel Macron e gli altri capi di stato l’anno successivo. La struttura si prestava perfettamente, la Puglia anche, come emblema della bellezza italiana e, metaforicamente, di un pacifico incontro tra Oriente e Occidente.
Il successo di Borgo Egnazia va attribuito a un lavoro certosino dietro le quinte, fin dalla sua apertura nel 2010. È stato uno dei primi in Italia nati con la vocazione di ospitare grandi eventi, un’intuizione del proprietario Aldo Melpignano che ha iniziato la sua carriera lavorando per Ian Schrager, l’hotelier geniale che ha portato l’elemento coolness all’interno degli hotel. Melpignano lo ha applicato in modo originale alla sua terra, facendo rivivere le tradizioni al suo interno e condividendole con gli ospiti internazionali che ha attirato raccontando a tutto il mondo un angolo speciale d’Italia, lambito da un mare trasparente, abbracciato da ulivi millenari, profumato dalla macchia mediterranea, pieno di occasioni per stare bene e, soprattutto, divertirsi. Tutte promesse mantenute a chi poi ha voluto sperimentare. Morale, è diventato uno degli hotel più famosi e apprezzati d’Italia e si è subito piazzato nella lista dei 50 Best Hotels of the World alla sua prima edizione. Qualche motivo ci sarà pure se viene votato, scelto, applaudito a livello internazionale.
Fonte: Il Sole 24 Ore