«Il Piano sanitario proverà a ridurre i divari»
«I grandi ospedali trattano i casi più complessi e quindi quella verso di loro è spesso una mobilità fisiologica perché se per quel tipo di patologia quella cura viene garantita solo in 4-5 strutture in Italia è naturale che i pazienti vadano a bussare lì. Per questo bisogna incentivare la creazione di grandi poli anche al Sud dove ce ne sono troppo pochi rinforzando così questa spina dorsale ospedaliera vicina a tutti i cittadini». Americo Cicchetti è il direttore della programmazione sanitaria al ministero della Salute e ha ben presente studiandoli da sempre – prima da ricercatore oggi da Dg- vizi e virtù della nostra Sanità così come emergono a esempio dai dati appena pubblicati sui ricoveri ospedalieri che l’anno scorso hanno sfiorato quota 8 milioni.
Quello dei divari è il grande male del Ssn. Come si riducono?
Come ripete spesso il ministro Schillaci bisogna puntare su equità ed eguaglianza di accesso alle cure. Una priortià che proveremo a perseguire con il nuovo Piano sanitario nazionale alla cui impalcatura stiamo lavorando in questi giorni e che contiamo di approvare a fine anno con un durata triennale o di cinque anni in modo da agganciarlo alla legge di bilancio per avere delle risorse.
Ma con quali interventi?
Vogliamo condividere con le regioni l’idea di governare anche a livello centrale alcuni nodi. A esempio la cura delle malattie rare: oggi abbiamo centri di riferimento a livello nazionale solo in alcune Regioni perché non puoi pretendere che siano ovunque. Per questo la rete dei servizi per i pazienti deve essere più nazionale. Anche sul tema della mobilità stiamo pensando a un budget unico a livello centrale, una sorta di fondo nazionale per gestire quella mobilità dei pazienti da una Regione all’altra che è inevitabile, un po’ come si è fatto per il budget dei farmaci innovativi che viene gestito presso l’Aifa. Vogliamo anche puntare a i criteri di allocazione delle risorse più equi.
Fonte: Il Sole 24 Ore