Spalletti: «Contro i croati serve un’Italia meno bella ma più concreta. Partite come queste entrano nella storia»

Lipsia – Magari meno bella, un po’ più concreta, e si spera qualificata. Luciano Spalletti vara la sua terza Euro-Italia, quella che non avrà comunque prove d’appello. Stasera a Lipsia contro la Croazia il crocevia del nostro europeo. Per approdare agli ottavi come secondi nel gruppo B ci basta un pari, evitando anche rischi dalla contemporanea Spagna-Albania, con gli iberici già qualificati come primi dopo averci matati. Occhio ai croati, che saranno più numerosi sugli spalti della Red Bull Arena e in campo guidati da campioni magari non più giovanissimi, ma fenomeni veri, come il 39enne Modric, senza dimenticare i vari Kovacic, Pasalic, Perisic e Gvardiol (che se il quasi omonimo Guardiola lo ha voluto al Manchester City, qualcosa vorrà dire…). E allora Spalletti vara l’Italia concreta, che dovrà dimostrare di aver superato il trauma iberico: recuperato Di Marco, spazio tra i titolari a Darmian, magari Cristante, e Retegui centravanti, anche se più d’uno ipotizza addirittura un cambio di modulo e la difesa a tre. Il resto dovrà farlo la volontà e il gruppo, fa ben capire il ct, che prova a infondere il coraggio di non far calcoli e non pensare troppo a quei due punti di vantaggio che davvero stasera potranno contare pochissimo.

Niente calcoli

«È una partita molto importante, non dobbiamo pensare che ci basti il pareggio», spiega il ct affiancato da uno dei leader dello spogliatoio, Alessandro Bastoni. «Si può cambiare un elemento, ma non l’idea. Io sto più tranquillo quando la palla ce l’abbiamo noi e sto più in tensione quando ce l’hanno gli altri. Poi a volte siamo costretti a subire il gioco degli avversari, è chiaro. Me l’aspetto col 4-3-3. I croati saranno costretti a sbilanciarsi come nella gara contro l’Albania, dove hanno attaccato all’arma bianca. Parliamo di una squadra fortissima dal punto di vista tecnico e nella ricerca degli spazi in campo».

Quale bomber?

O presunto tale, vien da dire, visto i numeri non esaltanti delle nostre prime punte. Il ct sfoglia la spinosa margherita, ma fa capire di aver già scelto: «Scamacca è un giocatore più estroso, ti puoi aspettare qualsiasi numero da lui, compreso l’errore che non ti aspetti su una palla di facile gestione. Gianluca è più istintivo ed estroso sulle giocate, mentre Retegui è più lineare. Quando gli dai la palla da sfruttare, è difficile che la manchi. Sono due calciatori forti, senza dimenticare Raspadori che è bravissimo a legare con la squadra ed è molto forte tecnicamente».

Motivazioni

Il tasto emotivo è quello su cui il ct spinge forte, perché la squadra va scossa, dopo il disastroso crash-test con la Spagna. «Ci sono partite che la tua storia la fanno diventare piccola o grande, è da questa sfida qui che poi si hanno dei risultati importanti su quelle che sono le proprie storie. Noi abbiamo fatto delle scelte perché siamo convinti di avere a che fare con giocatori forti, quando sono andato nei ritiri a parlare a tutti loro ho visto la loro voglia di partecipare, di esserci. E questa loro disponibilità, questa loro voglia, va a tradursi nell’essere disponibili a giocare queste sfide. Quando siamo a far parte della Nazionale ti capitano situazioni di questo genere. Per quello che ho visto, i comportamenti mi piacciono. E’ chiaro che la gara contro la Spagna non mi è piaciuta, l’abbiamo analizzata e ne abbiamo parlato, abbiamo fatto un passo indietro rispetto alle ultime partite. Ma quando si ha a che fare contro avversari scelti da una nazionale il livello è sempre altissimo. Io mi aspetto di vedere che la partita contro la Spagna ci ha fornito degli insegnamenti, pur avendola fatta male e subito un dolore per come è andata a finire».

Gruppo unito

E ancora a ribadire, di nuovo, la positività e solidità del gruppo azzurro: «Sono molto soddisfatto di ciò che vedo, non abbiamo raccontato banalità quando negli scorsi giorni abbiamo parlato di un grande gruppo. Di questo gruppo ci si può fidare. Anche se molti sono giovani e si trovano per la prima volta a giocare queste sfide estreme, hanno l’atteggiamento giusto per andarsela a giocare e per far vedere gli insegnamenti ricevuti».

Fonte: Il Sole 24 Ore