Rapporto Sace: dagli Emirati al Vietnam, ecco le rotte su cui conviene esportare
Dagli Emirati, al Vietnam, da Singapore al Brasile, passando per Messico, Colombia e Turchia. Sono questi alcuni dei 14 Paesi più promettenti per le vendite estere del Made in Italy secondo la fotografia scattata dal nuovo Doing Export Report 2024 di Sace che è stato presentato oggi, martedì 25 giugno, a Milano e che approfondisce le potenzialità di crescita per l’export italiano e le nuove rotte su cui le imprese devono puntare. Tali rotte, in base all’analisi effettuata dalla società guidata da Alessandra Ricci, passano per i cosiddetti Paesi Gate (acronimo che sta per growing, ambitious, transforming ed emerging vale a dire in crescita, ambiziosi, in trasformazione ed emergenti) che, da soli, lo scorso anno hanno raccolto 80 miliardi di euro di beni italiani, destinati a diventare 95 miliardi al 2027. Un tassello non da poco, dunque, dell’export italiano che nel 2024 supererà i 650 miliardi mentre il prossimo anno raggiungerà i 679 miliardi.
Ricci: le imprese italiane si trovano a varcare la soglia di una nuova era
«Le imprese italiane si trovano a varcare la soglia di una nuova era, dove, per essere competitive, devono ripensarsi e investire, puntando su modelli organizzativi agili e sostenibili e guardando al futuro – ha spiegato la ceo di Sace, Alessandra Ricci -. E per tutto questo, Sace c’è, insieme alle imprese con soluzioni, persone e sedi, in Italia e in tutto il mondo. Il Doing Export Report di Sace è la guida pratica per evolversi, presidiare e intercettare le opportunità per l’export italiano in un contesto internazionale complesso, ma ad alto potenziale per il Made in Italy».
Terzulli: l’Italia si conferma tra i primi esportatori al mondo
«Buone notizie per l’export: si torna a crescere. L’Italia si conferma tra i primi esportatori al mondo: 679 miliardi nel 2025 e 4% di crescita nei prossimi due anni. E le opportunità provengono dai mercati Gate dove Sace c’è e che oggi valgono 80 miliardi di euro e potranno valerne 95 al 2027: Messico, Brasile, Colombia, Turchia, Serbia, Egitto, Marocco, Sudafrica, India, Cina, Singapore, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Vietnam- ha evidenziato Alessandro Terzulli, chief economist di Sace -. Il futuro non è domani, è oggi e le imprese possono sviluppare il proprio potenziale sfruttando l’Intelligenza artificiale e le nuove tecnologie anche nei settori del futuro come la meccanica strumentale applicata all’efficienza, la circolarità applicata ai cicli produttivi e le low carbon technologies che oggi valgono 40 miliardi e potranno valerne 50 al 2025».
Il traino del made in Italy green
Tornando al Rapporto, poi, emerge un peso rilevante delle made in Italy green che raggiungerà ai 50 miliardi di vendite all’estero entro il 2025. L’Italia è tra i leader dell’export di tecnologie a basse emissioni (Lct) che è previsto in crescita dell’11,1% nel 2024 e del 13,7% nel 2025. Il motivo di un così grande balzo avanti è legato, spiega la fotografia di Sace, al ruolo che le tecnologie green giocano e giocheranno all’interno della transizione ambientale, ormai in corso a livello globale.
La spinta assicurata dalle tecnologie 4.0
Lo stesso trend di crescita riguaderà anche le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale. E qui, sottolinea Sace, l’aspetto più interessante va ricercato nella spinta che questo tassello garantisce alle imprese. In sostanza, chi investe in digitalizzazione e adotta processi produttivi digitalizzati gode di vantaggi di produttività misurabilie durevoli. Un vantaggio misurabile dai numeri, come certifica una delle recenti indagini del Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere, secondo la quale esiste un effetto delle tecnologie 4.0 sulle performance economicheLe imprese che hanno adottato tecnologie 4.0 nel 2025 avranno migliori performance sia produttive che di export rispetto a quelle che non hanno adottato il 4.0 (33% vs 25% delle imprese nel primo caso e 27% vs 24% nel secondo caso).
Fonte: Il Sole 24 Ore