Crisi del mercato dell’arte? Art Basel e Liste lo difendono

La settimana più importante per il mercato dell’arte e per il big brand delle fiere di Mch Group, Art Basel, si è conclusa con il consueto successo di vendite milionarie ma hanno trovato acquirenti anche opere con livelli di prezzo più “affordable”. È stato, soprattutto, durante l’opening che i galleristi hanno concluso o avviato le loro trattative. Un’apertura che, come hanno affermato gli stessi galleristi, è stata molto frenetica per poi lasciare spazio, nelle giornate successive, a momenti di calma prolungata, così gli affari si sono conclusi più lentamente del solito. Nel complesso in fiera sono transitate 91 mila visitatori (82 mila nel 2023), considerando le giornate con ingresso esclusivo e i giorni di apertura al pubblico. In sintesi il tono è stato positivo, ma la cautela predomina e i collezionisti, come hanno fatto osservare diversi galleristi, sono molto lenti negli acquisti e la conclusione della trattativa ha come obiettivo ottenere uno sconto.

L’affluenza ad Art Basel

All’edizione di quest’anno di Art Basel hanno partecipato 285 gallerie provenienti da 40 paesi e, tra queste, 22 erano alla loro prima partecipazione. La prevalenza di opere di artisti affermati sul mercato secondario è stato forse il tema principale della fiera, così come l’inclusione di opere di molti nomi attualmente presenti nella Biennale di Venezia. E proprio la Biennale di Venezia, come hanno fatto osservare alcuni galleristi, è stata la ragione della scarsa presenza di collezionisti sudamericani, in particolare brasiliani, mentre non sono mancati gli asiatici. Sebbene alcuni galleristi abbiano riferito di aver venduto opere a importanti collezionisti americani, l’impressione generale è stata quella di una maggiore presenza europea: francesi, tedeschi, belgi, svizzeri, rispetto agli anni precedenti e che solo pochi visitatori siano arrivati dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. Gli americani “forse preferiscono Parigi” che dalla prossima edizione si chiamerà Art Basel Paris e si terrà dal 18 al 20 ottobre nell’iconico e recentemente restaurato Grand Palais.

Tra i galleristi c’è chi come Jo Stella-Sawicka, direttrice senior della Goodman Gallery, afferma che “considerando l’attuale momento non solo congiunturale ma anche politico con elezioni in tutto il mondo il bilancio qui ad Art Basel è stato positivo, nonostante le visioni negative sul mercato dell’arte”. La galleria, fondata a Johannesburg, ha venduto diverse opere di Atta Kwami (attualmente in una mostra personale nella galleria londinese) a prezzi che vanno dai 40.000 ai 200.000 dollari. Sebbene il pittore ghanese, morto nel 2021, non disponga di un mercato secondario ben sviluppato, questi numeri superano di molto il record di 35.000 dollari stabilito per la sua opera «Zongo III» del 2010 in vendita da Christie’s all’inizio di giugno.

Tra i galleristi italiani, Massimo De Carlo ha venduto diverse opere a livelli di prezzo diversi dai 250.000 euro per «This is How We Play Together», Fig. 3 (Marble), 2023 una statua in mando del duo Elmgreen & Dragset, passando a 120.000 dollari per un acrilico su tela, «Rest», 2024 dell’artista Lenz Geerk i cui ritratti, paesaggi e nature morte combinando le tradizioni e i riferimenti della pittura europea, l’artista crea opere svincolate dal contesto storico con una tecnica unica e riconoscibile, per arrivare fino a 20.000 dollari per «Sculpture (Crimson)», 2024, un olio e carboncino su tela dell’artista sud koreano, classe 1994, Mark Yang che ha avuto una personale lo scorso anno nello spazio di Pechino galleria milanese. Per Raffaella Cortese fondatrice della galleria omonima la presenza ad Art Basel «è stata produttiva e, soprattuto, ha messo in luce come il collezionismo stia cambiando e le opere più storicizzate vengono ormai apprezzate solo da pochi collezionisti». A tal proposito la gallerista esponeva nello stand un lavoro storico dell’artista polacco Miroslaw Balka (prezzo nell’ordine di 220.000 euro) che ha attirato l’attenzione solo di pochi collezionisti «più rispettosi nei confronti dell’arte».

Focus sugli artisti in Biennale

Tra Ie vendite non poteva mancare l’attenzione agli artisti presenti alla Biennale di Venezia. Tra questi i dipinti di Alioune Diagne, che rappresenta il Senegal a Venezia, sono stati venduti tra i 32.000 e gli 85.000 dollari allo stand della Galerie Templon (Parigi, Bruxelles, New York). La galleria brasiliana Gomide and Co. (San Paolo Brasile) ha venduto tre opere in ceramica dell’artista indigena guaraní Julia Isídrez, presente nella mostra principale della Biennale, “Foreigners Everywhere” a un prezzo compreso tra 15.000 e 20.000 dollari.

Fonte: Il Sole 24 Ore