Litio ai minimi da 3 anni: l’auto elettrica non corre più

L’oro bianco ha smesso di brillare come un tempo. I prezzi del litio – metallo impiegato nelle batterie – sono anzi addirittura in caduta libera, depressi da un eccesso di produzione al quale si accompagna una (sia pur relativa) frenata della domanda. Il carbonato di litio in particolare scambia su valori inferiori a 13mila dollari per tonnellata, l’idrossido di litio si avvicina a quota 12mila dollari: livelli ai quali non scendevano da luglio 2021, quasi tre anni fa.

Il ribasso negli ultimi dodici mesi supera ormai il 70%, dopo un rimbalzo tra marzo e aprile che si è esaurito in fretta, e molti analisti oggi sono convinti che la discesa dei prezzi continuerà, almeno nella seconda metà di quest’anno, se non più a lungo: una tendenza per certi versi incoraggiante, visto che alleggerisce il costo di una materia prima indispensabile per la transizione energetica.

Tra le cause all’origine del crollo, però, c’è anche il crescente pessimismo sul ritmo del processo di decarbonizzazione e in particolare sulla diffusione dell’auto elettrica, che – soprattutto in Europa e negli Stati Uniti – delude le previsioni roboanti che circolavano fino a poco tempo fa. Molte case automobilistiche occidentali stanno ridimensionando i piani di sviluppo della produzione e gli accordi per la fornitura di batterie. BMW ad esempio ha appena annullato un ordine di celle da 2 miliardi di dollari con Northvolt.

Nei primi quattro mesi di quest’anno le vendite di veicoli full electric sono aumentate del 10,6% nel mondo: «un incremento consistente su base annua, ma un marcato rallentamento rispetto al tasso di crescita del 26,9% del 2023», osserva Macquarie, pur constatando un’accelerazione nelle immatricolazioni di ibridi.

Per di più, circa il 90% dell’aumento per le auto elettriche “pure” si è verificato in Cina: Paese in cui ormai «il mercato sta diventando maturo, con un tasso di penetrazione del 67,9% nelle grandi città nel 2023 e una media nazionale del 35,7%». Ergo: le nuove immatricolazioni anche in Cina rallenteranno la crescita per Macquarie, che prevede un +24,6% (dal +30,2% del 2023).

Fonte: Il Sole 24 Ore