Kia Picanto, la citycar compie vent’anni: la storia

Presentando la nuova serie della Picanto, la quarta per l’esattezza, la Kia conferma l’attenzione verso il settore delle citycar, sebbene in contrazione in molte parti del mondo. Tuttavia, a dispetto della cannibalizzazione che subiscono le berline di taglia più piccola da parte di quelle un po’ più grosse tra le quali dilagano i suv, la Picanto è considerata strategica in tanti mercati. Il successo che ha riscosso sin dal debutto ha contribuito a fare crescere la notorietà del marchio Kia, dopo gli anni difficili che hanno preceduto il suo ingresso nella galassia Hyundai.  

Kia Picanto, nel 2003 debutta in Europa

Svelata al salone di Francoforte del 2003 e poi ripresentata al Motor Show di Bologna dello stesso anno, la Picanto riporta la Kia nel settore delle citycar dopo l’avventura che aveva affrontato con la non bella e spartana Pride venduta brevemente anche in Italia prima degli anni 2000, che in pratica era una versione rimarchiata della Ford Festiva nata su base Mazda 121. La Picanto scrive subito una pagina nuova della storia della Kia adottando la piattaforma accorciata della Hyundai Getz e presentandosi con un aspetto simpatico, un abitacolo omologato a cinque posti quando molte concorrenti lo offrivano solo a richiesta (ma anche oggi in alcuni casi è ancora così) e un equipaggiamento che valorizzava il rapporto costo/contenuti, oltre che con tre motori: due a benzina a quattro cilindri di 1 e 1,1 litri e un tre cilindri turbodiesel a iniezione diretta di 1,1 litri. Il suo arrivo nel 2004 incrementa le vendite della Kia in Italia del 42%. Nel 2008 arrivano un leggero restyling, la versione a Gpl e la 1.1 a benzina adotta i sistemi di controllo della stabilità, della trazione e di assistenza alla frenata.    

Kia Picanto, nel 2011 arriva la seconda serie

Al salone di Ginevra del 2011 viene presentata la nuova Picanto disegnata in Europa da Peter Schreyer, che la Kia aveva strappato all’Audi nel 2006 subito dopo che aveva firmato la sportiva TT. Il cambio generazionale segue a livello tecnico quello della piccola di Hyundai: la i10. Offerta in Europa anche con la carrozzeria a tre porte che esalta la linea diventata più dinamica rispetto a quella della prima serie, la seconda Picanto dè un po’ più robusta della prima e ha un passo un po’ più lungo che migliora l’abitabilità. I motori sono ancora tre, ma non c’è il turbodiesel. La gamma è formata dalla rivisitazione del tre cilindri da 1 litro, da un nuovo quattro cilindri di 1,2 litri con start&stop e da un 1.000 bifuel a Gpl. Nel 2015 assieme a un leggero lifting debuttano un motore di 1 litro turbo (ma non in tutti mercati) che proietta la potenza massima della gamma a più di 100 cavalli e freni a disco maggiorati.  

Kia Picanto, con la terza serie del 2017 cambia molto

È ancora il salone di Ginevra a tenere a battesimo nel 2017 la terza Picanto. La linea frutto di tratti decisi è tutta nuova e riveste la ridefinizione delle dimensioni c del passo, per portare ancora qualche centimetro nell’abitacolo, dove nuovi rivestimenti e cromatismi rendono l’atmosfera più intrigante rispetto al passato. La gamma motori italiana è composta dal tre cilindri 1.0 della serie precedente ancora offerto anche nella variante bifuel Gpl, nonché dalla sua declinazione sovralimentata da 100 cavalli.  

Kia Picanto, nel 2024 punta su design e tecnologie

La quarta serie della Picanto commercializzata in questi giorni si distingue per la linea originale in cui si coniugano eleganza e sportività, che conferisce alla vettura il look grintoso di tutti i più recenti modelli del brand. Elettrici compresi. La Picanto 4.0 è offerta inizialmente con motori a benzina a tre cilindri di 1 litro e a quattro cilindri di 1,2 litri, ai quali si aggiungerà il 1.000 bifuel Gpl. Tutti sono abbinabili anche al cambio a cinque marce automatizzato, ovvero con frizione elettroattuata. La nuova generazione adotta tutti gli Adas di ultima generazione e si avvantaggia di migliorie che rendono la guidabilità più istintiva e meno affaticante, dentro e fuori dalle città.

Fonte: Il Sole 24 Ore