Superbonus 120%, il lavoro domestico resta escluso

Non scatterà per il lavoro domestico la maxideduzione fiscale, prevista dalla riforma Irpef, legata alle assunzioni a tempo indeterminato. E questo «nonostante il ruolo fondamentale svolto dai lavoratori domestici nella gestione del lavoro di cura delle famiglie e nonostante la famiglia stessa rappresenti una piccola impresa» fa notare Filippo Breccia Fratadocchi, vicepresidente di Nuova Collaborazione (Associazione nazionale datori di lavoro domestico).

Rischia crescita del “nero”

«Le famiglie che assumono personale domestico sono a tutti gli effetti dei datori di lavoro e dovrebbero pertanto usufruire delle agevolazioni che coinvolgono gli altri settori, perlomeno quando necessitano di assistenza a persone non autosufficienti. Ecco perché come associazione datoriale, firmataria del contratto collettivo di categoria, da sempre chiediamo interventi mirati a favore delle famiglie. In primis, la defiscalizzazione del costo del lavoro domestico – salario e contributi – che rappresenterebbe uno strumento importante per alleggerire i costi delle famiglie, lasciate da sole senza politiche di welfare strutturate, per favorire la regolarizzazione del lavoro e la professionalizzazione del settore». Diversamente, «se il lavoro domestico continuerà ad essere escluso dai sostegni e dagli sgravi destinati agli altri rapporti di lavoro, continueremo ad assistere alla crescita del lavoro nero in un comparto nel quale un lavoratore su due è irregolare».

I dati sul lavoro domestico

Nell’anno 2023 i lavoratori domestici contribuenti all’Inps sono stati 833.874, con un decremento rispetto al 2022 pari a -7,6% (-68.327 lavoratori), analogo a quello registrato nel 2022 rispetto ai dati 2021 (-7,3%), dopo gli incrementi registrati nel biennio 2020-2021. «Questi ultimi sono stati l’effetto di una spontanea regolarizzazione di rapporti di lavoro per consentire ai lavoratori domestici di recarsi al lavoro durante il periodo di lockdown e all’entrata in vigore del decreto Rilancio che, da giugno 2020, ha regolamentato l’emersione agevolata di rapporti di lavoro irregolari che ha riguardato soprattutto lavoratori stranieri e in particolare extracomunitari», segnala in una nota Nuova Collaborazione. A livello territoriale, il Nord-Ovest è l’area geografica che, con il 30,7%, presenta il maggior numero di lavoratori, seguita dal Centro con il 27,6%, dal Nord-Est con il 19,9%, dal Sud con il 12,2% e dalle Isole con l’9,6%. La composizione per nazionalità evidenzia una forte prevalenza di lavoratori stranieri, che risultano essere il 68,9% del totale, contro quella dei lavoratori italiani che rappresentano il restante 31,1%.

La misura del Superbonus 120%

Quella che è stata definita un “Superbonus 120%” è una agevolazione fiscale introdotta dal decreto emanato dal ministro dell’Economia di concerto con quello del Lavoro e delle politiche sociali, che contiene le modalità di attuazione dell’articolo 4 del decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216, ovvero la riforma dell’Irpef. La maggiorazione del costo del lavoro, si legge nel decreto pubblicato sul sito del Mef, “spetta per le assunzioni di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, con contratto in essere al termine del periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023, se il numero dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato alla fine del periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023 è superiore al numero di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato mediamente occupato nel periodo d’imposta precedente”. In sostanza, deve salire anno su anno il numero dei dipendenti assunti a tempo indeterminato per far scattare la maggiorazione.

Fonte: Il Sole 24 Ore