da Firenze parte la sfida tra Pogacar e Vingegaard”

Un quadro solo parzialmente rassicurante, quello di Jonas. Fosse un impiegato del catasto, sarebbe a posto. Diverso è invece per un campione che aspira a conquistare la maglia gialla e che già dalla prima tappa deve stare molto in campana. Non bastasse, anche la squadra di Vingegaard, la Visma, ha perso un pezzo importante come Sepp Kuss, colpito da una violenta forma di Covid.

Pogacar: ho battuto anche il virus

A proposito di Covid, anche Tadej Pogacar, ha dovuto fare i conti con il virus evidentemente ancora attivo nel gruppo. «Sì, l’ho avuto una decina di giorni fa», ammette lo sloveno mentre si fa dei selfie tra le perle rinascimentali fiorentine. «Però ora sto bene e la mia preparazione, lo dicono i test, non ne ha risentito. Mi sono preso solo qualche giorno di pausa tornando in Slovenia per la morte di mio nonno. Ora sono prontissimo, questa è una partenza bellissima ma anche molto dura. Non bisognerà attendere molto per avere distacchi significativi, magari li vedremo già alla quarta tappa col Galibier….».

Nonostante il Covid, preso apparentemente in forma lieve, la bilancia dei pronostici pesa lo stesso a favore di Pogacar, caricato a pallettoni anche dall’obiettivo di centrare la doppietta Giro e Tour mai più realizzata dopo quella di Pantani nel 1998. A dargli forza c’è pure il sostegno di uno squadrone come la Uae, tutta al suo servizio con figure di prima fila come Adam Yates, Almeida e Ayuso.

Sulla carta, quindi, il duello sembra già deciso. Dopo aver stravinto il Giro (6 tappe vinte, 20 giorni maglia rosa), Pogacar è rimasto in quota per tre settimane in Francia. E anche se è stato fermato un paio di giorni dal virus, l’impressione è che lo sloveno non veda l’ora di cancellare le ultime due sconfitte patite dal danese. Arrivare secondo non è disonorevole, ma non è da Tadej che, pur sembrando tutto sorrisi e baci, quando decide di andare all’attacco non ha pietà per nessuno.

L’obiettivo della doppietta Giro e Tour

I miti del passato, come Merckx e Hinault, come a tutti i giovani nati a cavallo del nuovo secolo, a Pogacar importano poco. Gli interessa molto invece lasciare sempre il segno. E conquistare il Tour dopo aver vinto il Giro, in questo ciclismo così diverso da quello di Pantani, è un’impresa che lo esalta. Poi non ponendosi limiti, chissà, tutto è possibile: il Mondiale, la Vuelta, le classiche che gli mancano come la Sanremo e la Roubaix. Traguardi che sembrano da fantascienza, ma non impossibili per un extraterrestre come lo sloveno. Che, lo ricordiamo, ha solo 25 anni, essendo nato a Komenda in Slovenia il 21 settembre 1998.

Fonte: Il Sole 24 Ore