Da Cariaggi a Zegna Baruffa, la filatura italiana investe su acquisizioni di filiera e tracciabilità

«Il 2024? È un anno votato alla fisioterapia: dopo aver corso tanto, sommersi dalla domanda di mercato, fanno male i muscoli ed è necessario fermarsi per trovare un nuovo equilibrio». Renato Cotto, amministratore delegato della Filati Biagioli Modesto, regina del cashmere e “osservata speciale” del distretto tessile di Prato soprattutto da quando (nel 2021) i marchi Prada e Zegna hanno acquisito l’80% dell’azienda, considera quasi fisiologico il rallentamento che sta vivendo l’industria della filatura italiana (-11% il fatturato 2023, sceso a 2.886 milioni secondo le stime Sistema moda Italia; -12% l’export a 868 milioni; e -17,2% l’import a 938 milioni).

Nessun allarme, insomma, solo un assestamento dopo i grandi ordini degli ultimi due anni che hanno costretto le imprese a lavorare sotto pressione: è questo il messaggio in arrivo dalle aziende che in questi giorni hanno partecipato al salone Pitti Filati di Firenze (82 marchi di filati per maglieria, di cui 16 esteri, hanno presentato le collezioni per l’autunno-inverno 2025-2026).

Ora è il tempo di riorganizzare e investire: «Dopo aver comprato la filatura Bonfil di Quarrata all’inizio del 2023 – spiega Cotto – e il 40% della dejarratura Monital in Mongolia nel dicembre scorso per avere il controllo della materia prima, adesso puntiamo ad acquisire una filatura pettinata, visto che abbiamo inserito nella collezione i filati pettinati». Negli ultimi tre anni Biagioli ha investito 13 milioni di euro, per il 2024-2025 sono programmati altri quattro milioni. L’azienda ha chiuso il 2023 con ricavi a +12%, arrivati a 49,7 milioni, e ebitda al 12%, e prevede di superare i 50 milioni quest’anno. Solo il 25% del fatturato arriva dai due soci “pesanti”: «È fondamentale essere forti all’esterno per lavorare bene con gli azionisti», aggiunge l’ad, ex Loro Piana.

Investe sul fronte Esg la biellese Zegna Baruffa di Alfredo Botto Poala, specialista della lana, che ha appena introdotto un sistema di governance per definire le strategie ambientali e sociali e assicurarne l’esecuzione, sta installando un impianto fotovoltaico sul tetto di alcuni capannoni e ha convertito tutta l’illuminazione a led per risparmiare Co2, come documentato nel settimo bilancio di sostenibilità: «È un momento in cui i mercati non sono dinamici – spiega l’ad Lorenzo Piacentini – ma sappiamo tutti che è una fase di transizione. Attendiamo il rimbalzo già nel secondo semestre dell’anno, l’importante adesso è non smettere di investire». Zegna Baruffa (600 dipendenti) ha chiuso il 2023 con 90 milioni di fatturato (-11%) e un ebitda all’8% e quest’anno punta a confermare questi risultati. «I clienti chiedono sempre più tracciabilità sui filati – aggiunge Piacentini – e noi abbiamo superato il 40% di lane tracciabili grazie alla certificazione di processo Rws».

Non vede crisi all’orizzonte la marchigiana Cariaggi , specialista nei filati pregiati controllata dall’omonima famiglia con Chanel e Cucinelli che detengono il 24,5% a testa. L’azienda ha varato un piano industriale 2024-2027 che prevede 40 milioni di investimenti tra tecnologia e spazi produttivi, fortemente potenziati negli ultimi anni: «Vogliamo incrementare la produzione, che oggi si aggira sui 900mila chilogrammi all’anno – spiega il presidente Piergiorgio Cariaggi – così da arrivare a fare direttamente il 70% delle quantità. E per controllare l’intero ciclo di lavorazione, fondamentale per assicurare qualità, stiamo pensando all’acquisizione di aziende della filiera che svolgono fasi che non abbiamo». Cariaggi chiuderà il 2024 con ricavi intorno a 136 milioni di euro, contro i 140 milioni realizzati nel 2023 con un ebitda del 13%.

Fonte: Il Sole 24 Ore