Aviaria, il governo Usa finanzia con 176 milioni Moderna per sviluppare un vaccino

Il governo degli Stati Uniti finanzierà Moderna con 176 milioni di dollari per sviluppare un vaccino contro l’influenza aviaria, mentre i casi nelle mucche da latte continuano ad aumentare in tutto il paese. Il virus H5N1 è stato rilevato all’inizio di quest’anno nelle mucche da latte e si è diffuso in oltre 135 mandrie in 12 stati e ha infettato tre persone fino ad oggi, tutte con casi lievi.

E anche se i funzionari sanitari federali sottolineano che il rischio per la popolazione più ampia rimane basso, il finanziamento di Moderna arriva un mese dopo che il governo Usa aveva già scorte di vaccini H5 realizzati utilizzando altre piattaforme di altri produttori, tra cui CSL Seqirus e Sanofi.

Ma il braccio strategico del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani americano, cioè il Barda (Biomedical Advanced Research and Development Authority) ha deciso di diversificare la capacità di risposta all’influenza rivolgendosi ai produttori di vaccini a mRna, la stessa tecnologia che ha consentito lo sviluppo e la rapida distribuzione del vaccini per il Covid-19.

«La tecnologia dei vaccini a mRna, nell’affrontare le epidemie di malattie infettive, offre vantaggi in termini di efficacia, velocità di sviluppo, scalabilità e affidabilità della produzione come dimostrato durante la pandemia da Covid-19 – ha dichiarato il Ceo di Moderna Stéphane Bancel – Siamo lieti di continuare la nostra collaborazione con Barda per accelerare i nostri sforzi di sviluppo di vaccini influenzali pandemici a base di mRna».

La biofarmaceutica ha già lavorato sui virus dell’influenza aviaria H5 e H7. L’anno scorso Moderna ha condotto uno studio clinico di fase 1/2 del suo candidato mRna-1018, testando le versioni H5 e H7 a diversi dosaggi in un regime di due iniezioni separate da tre settimane. Ricerche precedenti hanno dimostrato che i virus H5 sono scarsamente immunogenici nelle persone e la vaccinazione richiede due dosi per indurre quella che si pensa sia una risposta protettiva. I risultati dello studio di fase 1/2 non sono ancora stati pubblicati, ma lo saranno entro la fine del 2024.

Fonte: Il Sole 24 Ore