Tappi attaccati alle bottiglie obbligatori da oggi: per le aziende costi superiori ai benefici

Tappi attaccati alle bottiglie (tethered cap) obbligatori dal 3 luglio 2024: è l’entrata in vigore la parte della direttiva europea sulla plastica monouso (Sup: single use plastic) che impone agli Stati membri di immettere sul mercato «contenitori per bevande con una capacità fino a tre litri, vale a dire recipienti usati per contenere liquidi, per esempio bottiglie per bevande e relativi tappi e coperchi, nonché imballaggi compositi di bevande e relativi tappi e coperchi […] solo se i tappi e i coperchi restano attaccati ai contenitori per la durata dell’uso previsto del prodotto». La Sup, direttiva europea 904 del 5 giugno 2019 sulla «riduzione dell’incidenza di determinati prodotti in plastica sull’ambiente», è stata recepita in Italia con il dl 196/2021.

«Questa direttiva contiene un paradosso frutto di una visione ideologia e non scientifica della sostenibilità e lo dice chi rappresenta un’industria che investe da decenni e continua a farlo nella riduzione del proprio impatto ambientale. In Italia, ad esempio, abbiamo le bottiglie in Pet più leggere d’Europa, frutto di anni di investimenti in ecodesign ed alta tecnologia, che hanno comportato la riduzione del peso. Negli ultimi 15 anni, a fronte di un aumento dei volumi del mercato di circa il 35-40%, immettiamo in commercio la stessa quantità di plastica», commenta Ettore Fortuna, vicepresidente di Mineracqua, l’associazione che raccoglie le aziende dell’acqua che in quanto imbottigliatrici hanno dovuto adeguarsi al provvedimento.

Nuove bottiglie con più plastica

Fortuna sottolinea anche un altro aspetto: «Gli enti di normazione tecnica europei hanno stabilito una forza minima di resistenza del tappo pari a 25 Newton, un valore tecnico di riferimento molto superiore a quello che potrebbe essere applicato alle nostre bottiglie. Con questo standard così elevato, l’obbligo di tethered cap creerà il paradosso di dover aumentare la quantità di plastica utilizzata (in alcuni casi fino al +10% rispetto a quanto utilizzato attualmente), un vero controsenso se si pensa che la direttiva si prefigge l’obiettivo di ridurre il consumo di plastica».

Costi superiori ai benefici

Le aziende del settore confermano le critiche al provvedimento e quantificano anche i costi sostenuti per adeguare le macchine ai nuovi tappi. «Questa misura non ha senso se la si valuta sotto il rapporto tra costi e benefici. Il costo per l’azienda è molto superiore al beneficio che la norma europea vuole raggiungere: dalla raccolta differenziata ci risulta che la stragrande maggioranza di bottiglie già ritorna con il tappo e quindi il problema della dispersione è sovrastimato. Ecco perché è una norma ideologica che non dà un contributo diretto alla sostenibilità, se non di facciata», racconta Armando Fontana, ad di Fonte Tavina, che continua: «Noi abbiamo dovuto sostenere investimenti per aggiornare le tappatrici sulle linee per non dire della maggiore quantità di plastica che immettiamo così sul mercato. La sostenibilità, nella quale crediamo e su cui già investiamo da tempo, è quella reale che alleggerisce il peso medio delle bottiglie, fa bene all’ambiente e crea opportunità di risparmio alle aziende».

Problemi di approviggionamento

«Questa nuova tecnologia tethered, oltre a causare un aumento dell’utilizzo della plastica, necessaria per la sua messa in opera con un ritorno in termini di recupero degli imballaggi post consumo tutto da valutare, crea anche un grosso problema dal punto di vista industriale: non è infatti immediato l’approvvigionamento dei nuovi tappi in grado di rispondere ai giusti requisiti di impiego efficiente su linea, ed in un momento particolarmente delicato per il comparto come l’estate, periodo di picco per la domanda, è una complicazione che mette in affanno l’intero meccanismo», aggiunge Marco Pesaresi, direttore generale di Ferrarelle.

Fonte: Il Sole 24 Ore