La Ue irritata per il viaggio studia una reazione

Si è improvvisamente allargato il fossato tra l’Ungheria e i suoi partner europei. Il viaggio del premier ungherese Viktor Orbán a Mosca, dove ieri ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin, ha provocato sorpresa, disappunto, malumore. A due anni dall’invasione russa dell’Ucraina, il fronte europeo ha messo in luce l’esistenza di una sempre più grave questione ungherese, tanto più che Budapest detiene in questa seconda parte dell’anno la presidenza dell’Unione europea.

Già giovedì, quando erano circolate le prime indiscrezioni sul probabile viaggio, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si era affrettato a sottolineare che il premier ungherese non aveva alcun mandato per negoziare con il Cremlino. Nel frattempo, reazioni dello stesso tenore si sono moltiplicate da tutte o quasi le cancellerie europee. Tra gli altri, il premier svedese Ulf Kristersson ha definito il comportamento di Viktor Orbán «irresponsabile e sleale».

Poco importa se il tentativo del dirigente ungherese sia ufficialmente di riportare la pace tra Kiev e Mosca, come spiegava ieri un portavoce del governo. «Il premier Viktor Orbán è in visita a Mosca. L’appeasement non fermerà Vladimir Putin. Solo l’unità e la determinazione apriranno la strada ad una pace complessiva, giusta e duratura in Ucraina», ha sostenuto su X la presidente-designata della Commissione europea Ursula von der Leyen, alle prese con un delicato voto di fiducia a metà mese.

Da Bruxelles, un portavoce europeo ha detto che ormai l’esecutivo comunitario non esclude di cancellare la tradizionale visita del collegio dei commissari nella capitale che assume la presidenza semestrale dell’Unione europea (il viaggio è attualmente previsto dopo la pausa estiva). La visita a Mosca del premier ungherese non è piaciuta perché mette in luce divergenze tra i Ventisette, le quali potrebbero essere facilmente sfruttate dal Cremlino.

Diplomatici a Bruxelles si interrogavano ieri sulla possibile reazione da avere nei confronti dell’Ungheria. C’è chi si chiedeva se il comportamento del premier Orbán non possa essere in violazione dell’articolo 4 dei Trattati che impegna i Paesi membri alla «leale cooperazione». In questo caso, è possibile l’apertura di una procedura d’infrazione ex articolo 258. Altri riflettevano alla possibilità di una nuova procedura ex articolo 7, anche se i presupposti giuridici – deriva dello Stato di diritto – appaiono labili in questo caso.

Fonte: Il Sole 24 Ore