Un anno di Threads. Perché il social di Zuckerberg non ha battuto X di Elon Musk

L’ultima creatura pensata e voluta da Mark Zuckerberg ha ufficialmente compiuto un anno negli Stati Uniti venerdì 5 luglio, mentre la vita europea dell’app di Meta ha circa sette mesi, essendo stata resa disponibile per il download pubblico il 14 dicembre 2023. L’idea del fondatore di Facebook era chiara sin dall’inizio: rivisitare un servizio social molto amato dal popolo dei social network come Twitter e offrire una valida alternativa a X, la piattaforma a cui Elon Musk ha dato vita lo scorso luglio (con il rebranding che ha attinto a un carattere del sistema di codifica Unicode, che assegna un numero unico a ogni simbolo rappresentabile nell’informatica) lasciando intuire i contorni di una strategia finalizzata a trasformare l’ex social dell’uccellino in una “everything app”, un’applicazione per tutti gli usi. Threads si è presentato come uno strumento che torna a dare importanza al testo in forma di brevi post e che scommette in modo deciso sui contenuti multimediali (foto, video e audio).

Circa 175 milioni di utenti attivi

La società di Menlo Park, come si legge in un dettagliato articolo apparso su TheVerge alla fine della scorsa settimana, ha costantemente migliorato l’applicazione per renderla un luogo perfetto per chi vuole pubblicare una storia su una piattaforma diversa da X. Threads, al momento del suo lancio, prometteva di essere qualcosa di diverso dal servizio che Musk stava modellando in mezzo alla tempesta degli inserzionisti in fuga da Twitter: per quanto scarna, l’applicazione permetteva di pubblicare messaggi di testo di 500 caratteri, integrare nei post immagini e filmati, commentare, mettere “mi piace”, postare o condividere quelli degli altri. Il tutto in totale sinergia con Instagram, i cui account sono stati da subito strettamente correlati a quelli attivati sulla nuova piattaforma. Al momento del suo varo, hashtag e trending topics non facevano ancora parte dell’esperienza di Threads e l’unico feed disponibile era quello algoritmico, privando gli utenti della possibilità di visualizzare solo i post delle persone seguite. Il feed per i follower è arrivato in meno di un mese e più o meno nello stesso tempo è stata resa disponibile l’applicazione Web vera e propria è stata lanciata ad agosto integrando funzionalità per certi aspetto anche poco utili, come per esempio l’esperienza d’uso che richiama quella di TweetDeck, con l’opzione di avere sempre in vista sezioni popolate da feed dei propri contatti, like e post salvati. Come ricordano su TheVerge, in ogni caso, la mossa di Zuckerberg ha pagato: entro i primi cinque giorni sono stati circa 100 milioni coloro che hanno provato il servizio (ChatGPT diOpen AI, per fare un paragone, ha impiegato due mesi per avere la medesima base utenti) e oggi (stando alle ultime rilevazioni della società di analisi Similarweb) sono complessivamente circa 175 milioni quelli attivi su base mensile nel mondo.

Cosa c’è e cosa manca ancora all’app di Meta

Il lavoro di affinamento condotto da Meta non è certo finito e fra la mancanze oggetto di discussione in questi mesi spiccano la casella ai messaggi di posta elettronica (la cosiddetta “Threads inbox”), che la società californiana sta tutt’ora sperimentando, e strumenti più personalizzabili per la moderazione. Una scelta di campo alla quale Zuckerberg sembra stia dando seguito è invece l’integrazione con il “fediverso”, attualmente in fase di beta opzionale: il protocollo decentralizzato adottato da Meta è ActivityPub (lo stesso utilizzato da Mastodon) e il vantaggio assicurato agli utenti che non fanno parte del social è quello di poter seguire un utente, mettere un “mi piace” ai suoi post e vedersi visualizzate le risposte direttamente in Threads. Alla domanda se Threads soppianterà X è però difficile rispondere, e la sensazioni che i tempi per il sorpasso non siano ancora maturi. Non tutti gli utenti, per esempio, hanno trovato e ritengono azzeccate alcune politiche d’uso della piattaforma, vedi per esempio la scelta di escludere le notizie e i contenuti di natura politica, offrendo agli utenti la possibilità di limitare nei loro feed i post su questo argomento. Le prossime elezioni americane, in calendario a novembre, ci diranno probabilmente se questa strategia votata ai “toni moderati” risulterà pagante, senza dimenticare che al tavolo della sfida per la supremazia nei social 2.0 si sono seduti anche altri attori, a cominciare da Bluesky, la piattaforma che fa capo a Jack Dorsey, co-fondatore di Twitter, che ad oggi annovera nella sua community circa 5,9 milioni di persone.

I vantaggi di Threads

Per i nostalgici di Twitter, questo il parere di diversi addetti ai lavori, Threads non offre ancora l’appeal del social network dell’uccellino blu e la strada da percorrere per conquistare molti utenti X consolidati appare ancora lunga. Alcuni importanti passi in avanti, questo è però indubbio, Meta li ha completati e ha ben massimizzato i vantaggi che derivano da un’interfaccia grafica molto simile a quella dell’attuale versione della piattaforma di Elon Musk e dalla conseguente facilità di orientamento nella nuova app. Dalla sua

Threads può esibire il fatto di essere un ambiente di discussione molto più “reale” rispetto a X, avendo lavorato in modo drastico per eliminare gli account falsi e i cosiddetti “troll” (l’iscrizione via Instagram al nuovo social ha in tal senso dato una mano decisiva). La pulizia dell’interfaccia e degli spazi digitali messi a disposizione degli utenti sono un elemento che a lungo andare potrebbero anche fare la differenza ma la partita è aperta e si gioca in parte intorno alla definizione che diversi utenti hanno dato di Threads al momento del suo ingresso in scena: “Twitter prima dell’arrivo di Musk”. Come dire, Mark contro Elon, in un duello che fra qualche mese (forse) ci darà maggiori indicazioni sul potenziale vincitore.

Fonte: Il Sole 24 Ore