Olimpiadi Milano Cortina 2026, scontro tra Governo e magistrati

Scontro tra governo e procura di Milano sulla Fondazione Milano Cortina 2026, ente gestore delle Olimpiadi invernali. La procura reputa «di gravità inaudita» una legge che interviene a bloccare un procedimento penale in corso. E intanto le carte dell’indagine farebbero emergere un presunto sistema di corruzione sempre più ampio.

Lo scontro sul decreto

Un mese fa un decreto legge ha tentato sostanzialmente di “salvare” l’ente olimpico dalle inchieste avviate dalla magistratura milanese, che contesta al precedente ad Vincenzo Novari e a altri due professionisti i reati di corruzione e turbativa d’asta. La norma ribadisce – dopo un precedente decreto già approvato nel 2020, e già contestato dalla procura – che la Fondazione ha una natura privatistica, ergo: le accuse di corruzione e turbativa d’asta non possono essere sostenute. Questa la tesi del governo. Ma ieri durante l’udienza al tribunale del Riesame, a cui si è rivolto uno degli indagati, il dirigente Massimiliano Zuco, contro il sequestro subito, i pm hanno espresso duramente le loro opinioni: «intervento illegittimo» e «di una gravità inaudita», che vuole togliere alla magistratura la «prerogativa» della interpretazione delle leggi. Lo hanno sostenuto l’aggiunta Siciliano insieme al pm Alessandro Gobbis.

La decisione del tribunale del Riesame è attesa da tutti: si tratta del primo giudice che interviene a supportare o meno la tesi della procura. Dalle prime evidenze, leggendo le carte delle indagini, emerge che la Fondazione avrebbe effettivamente una natura pubblica, come sostengono i procuratori (facendo riferimento soprattutto al fatto che le garanzie finanziarie sono fornite da governo e enti locali).

Come si legge in un’informativa del nucleo Economico finanziario della Gdf di Milano, «per i vertici e per il personale delegato a gestire i diversi comparti dell’Ente (tecnologico amministrativo, ecc), la Fondazione seppur costituita ex lege come ente di diritto privato, appare – secondo il loro stesso qualificato giudizio – un organismo equivalente ad una Pubblica Amministrazione». E il primo a sostenerlo è l’avvocato della stessa Fondazione, Pietro Fea, in una conversazione dello scorso 29 aprile con il responsabile del settore tecnologia Marco Moretti: «è comunque attività di interesse nazionale, ehm.. per quanto ci ostiniamo a dire che non perseguiamo l’interesse generale».

Faro esteso alla nuova gestione

Le intercettazioni riportate nelle informative (almeno due, una di inizio anno e una dello scorso aprile) non solo farebbero emergere la natura pubblica dell’ente, ma estendono il faro delle indagini anche alla nuova gestione, quella dell’attuale ad Andrea Varnier, subentrato a Novari due anni fa.

Fonte: Il Sole 24 Ore