Assicurativi, il contratto alla prova dell’inflazione raddoppiata

Il contratto dei quasi 47mila dipendenti delle compagnie assicurative non sembra superare la prova dell’inflazione che si è verificata tra 2022 e 2023. L’aumento medio di 205 euro (quarto livello, settima classe) accordato ai lavoratori con l’accordo del novembre del 2022, che copriva il periodo 2021-2024, corrispondeva a circa il 9,3%. Se prendiamo l’Ipca, ossia l’indice dei prezzi al consumo al netto dei beni energetici importati che rappresenta il riferimento per i rinnovi contrattuali, nel 2022 è stato pari al 6,6% e nel 2023 al 6,9%. Sommando, in soli due anni si supera quindi il 13%. Se poi prendiamo l’intero periodo che copre il contratto ci si avvicina quasi al doppio di quanto è stato riconosciuto. Quindi? Lunedì Ania e i sindacati si incontreranno per una valutazione delle eventuali criticità. Se è vero che gli utili delle compagnie, così come più in generale il comparto, non sono proprio paragonabili a quelli del credito, tuttavia ai lavoratori non sfugge che l’aumento che hanno incassato è meno della metà dei loro cugini bancari, con cui si interfacciano sempre più nelle attività di bancassurance.

Le verifiche dei contratti

Per capire meglio le strade che potrebbero essere seguite, il testo del contratto siglato da Ania e dai sindacati a novembre del 2022 potrebbe essere utile. Così come il confronto con alcuni contratti dell’industria, per quanto i colletti bianchi della finanza, in genere, soffrano i paragoni con i lavoratori della manifattura. Il contratto degli assicurativi non prevedeva automatismi, diversamente da quanto prevedeva, per esempio, la parte economica del contratto dei metalmeccanici, siglato da Federmeccanica e Assistal con Fiom, Fim e Uilm che usa il metodo del conguaglio ex post. Così l’incontro di verifica di giugno è diventato tout court un conguaglio dell’inflazione che ha ratificato l’aumento più alto della storia delle tute blu, arrivate a incassare, al livello medio, quasi 311 euro (310,90) di aumento nello scorso rinnovo. Seppure il meccanismo su cui si basa il contratto dell’industria del legno arredo, siglato da Federlegno e dai sindacati di categoria, sia diverso da quello dei metalmeccanici, in sostanza anche nel settore gli incontri di verifica portano a conguagliare l’inflazione. Nei mesi scorsi per i 200mila addetti del legno arredo è arrivato un aumento di 124,71 euro sui minimi che hanno portato l’aumento medio dell’ultimo contratto a 0ltre 260 euro, se consideriamo gli ultimi 124, 71 euro, sommati ai 143,80 euro erogati a luglio 2023, a cui andrà poi aggiunto un ulteriore conguaglio, previsto per gennaio 2025, con cui verrà definito il totale dell’aumento, dato il meccanismo di conguaglio ex post utilizzato nel settore. I testi di entrambi i contratti parlano chiaro e non lasciano molto margine negoziale. Nel caso degli assicurativi, le compagnie si sono “tutelate” con un testo che è meno stringente. Sicuramente non si può parlare di automatismi. Ma vediamo.

Cosa prevede il contratto Ania

In caso di scostamenti significativi, Ania e i sindacati si sono infatti riservati una valutazione complessiva delle eventuali criticità. Nell’ultimo paragrafo, prima delle firme, intitolato “Verifica” il testo dice che «in via del tutto eccezionale, le parti concordano che qualora gli andamenti dei prezzi dovessero essere caratterizzati da straordinari aumenti dell’inflazione, misurata con l’indice Ipca al netto degli energetici importati e il mercato del lavoro dovesse registrare pesanti contraccolpi negativi legati alla crisi economica derivante dal complesso quadro politico internazionale, le parti potranno attivarsi per verificare la coerenza tra l’inflazione prevista per definire gli aumenti contrattuali riconosciuti in sede di rinnovo e l’inflazione effettivamente osservata. Qualora si riscontrassero significativi scostamenti, le Parti medesime si incontreranno entro il 31-12-2023 per una valutazione complessiva delle eventuali criticità». Secondo fonti sindacali, Ania non avrebbe disconosciuto le differenze. Però parte per come è scritto il testo del contratto, parte per l’entità dell’inflazione, almeno lo scorso dicembre la strada del conguaglio dell’inflazione non è parsa scontata. Se da un lato una mediazione avrebbe un valore politico importante per le buone relazioni industriali, dall’altro lato va anche detto che nel comparto c’è la tendenza a rinnovare gli integrativi prima del contratto nazionale che si cerca di tenere piuttosto leggero.

Le strade negoziali

L’aumento che era stato definito dal contratto degli assicurativi 2022-2024 era di 205 euro al livello medio di riferimento che contemplavano un’inflazione al 9,37% circa. Secondo i calcoli dei sindacati, dati provvisori dicono che se prendiamo il solo periodo 2022-2023 l’inflazione supera il 13%, se prendiamo l’intero periodo, con le stime del 2024, ci si avvicina a un po’ meno del doppio di quanto previsto dall’accordo. Nel caso di conguaglio, buona notizia per i lavoratori, meno per le compagnie. Le strade che le parti si trovano davanti sono due (o forse tre): la prima è quella di un conguaglio che porterebbe gli assicurativi non così lontano dai cugini bancari, la seconda quella di prevedere un recupero nel prossimo rinnovo contrattuale: le sigle sono già al lavoro sulla nuova piattaforma e l’idea potrebbe essere di presentarla in anticipo, con il conto del 2023. L’incontro di verifica di lunedì 15 luglio potrebbe indicare la strada che aspetta i 47mila assicurativi e le compagnie dove, con uno sguardo più ampio, va detto che nell’ultimo decennio si osserva un andamento occupazionale piuttosto stabile.

Fonte: Il Sole 24 Ore