Nico Williams e Oyarzabal: parlano basco i gol della Spagna campione d’Europa

Il senso di un destino che doveva compiersi, e che si è compiuto. E’ quello che resta della notte di Berlino, in cui la Spagna conquista il quarto titolo continentale della sua storia, il terzo delle ultime cinque edizioni (e quando hanno fallito, gli iberici, hanno sempre perso con gli azzurri, nel 2016 e nel 2021). Ineluttabile, il trionfo iberico, figlio di sette vittorie in altrettante partite in terra di Germania. Quasi spiace, a vederne la delusione sui volti, che sia ancora l’Inghilterra a doversi arrendere all’ultimo atto, dopo il k.o. ai rigori di tre anni fa a Wembley con l’Italia di Mancini. Ma Southgate e i suoi ragazzi non sono stati capaci di ribaltare un destino scritto nelle e dalle stelle, soprattutto quelle emergenti (vedi Nico Williams e Yamal), e sul prato leggendario dell’Olympiastadion.

Vuoto continentale – Niente

Nulla. Un vuoto non cosmico, ma continentale, vien da dire. È quanto accade nel primo tempo. Ed è già una vittoria per i Tre Leoni di Southgate, che ingolfano il motore delle Furie Rosse. Yamal che fino a ieri volava con la leggerezza dei suoi 16 anni, sembra d’improvviso sentire tutto il peso dei 17 appena compiuti: il ct inglese mette sulle sue tracce il fido Shaw, l’uomo che tre anni fa dopo appena due minuti bucò Gigio Donnarumma. Appesantito dall’infortunio che l’ha condizionato per tutto l’anno mettendone a rischio la convocazione, il terzino del Manchester United prende però ritmo e passo dal talento blaugrana, anestetizzandolo. Stessa cosa sull’altra fascia fa Walker con Nico Williams. E allora pure la spagna fatica a trovare spazi, mentre davanti gli inglesi fanno poco (con Keane e Bellingham anche loro concentrati nella fase di contenimento) ma almeno creano allo scadere un’occasione per Foden, il cui diagonale sinistro in scivolata si spegne docile tra le mani di Unai Simon.

Stappa la partita

De La Fuente scende allora in cantina per pescare il vino adatto all’occasione. E al ct spagnolo il coraggio non manca, se è vero che negli spogliatoi resta il mammasantissima Rodri (in verità pure acciaccato), che a centrocampo lascia spazio al cervello della Real Sociedad Zubimendi. Messaggio alla truppa chiaro ed esplicito: serve velocità di palla. E manco il tempo di riprendere il gioco, quattro tocchi e la Spagna è al tiro, e in vantaggio, e proprio sull’asse Carvajal-Yamal-Nico Williams, col blaugrana che taglia verso il centro e poi apre per l’esterno dell’Athletic Bilbao, che di sinistro folgora Pickford. Malgrado le esortazioni di capitan Kane, i bianchi accusano il colpo, e prima Morata poi ancora Williams sfiorano il raddoppio. Dopo un’ora Southgate anticipa la mossa che già ha deciso la semifinale con i Paesi Bassi: fuori proprio Kane, dentro Watkins, più agile e pronto a attaccare gli spazi. Bellingham spara un sinistro a lato, ma sono ancora i guanti di Pickford, che salva su Yamal, a tenere l’Inghilterra aggrappata al suo sogno europeo.

Cambio decisivo

Quando entra lui, di solito succedono cose positive per l’Inghilterra. Il suo nome è Cole Palmer, classe 2002, esterno del Chelsea. Se n’è accorto pure Southgate, che lo fa appunto entrare dalla panchina al 70esimo al posto di Mainoo. Passano tre minuti e la risposta anglosassone a Nico Williams firma il pari, con un bel sinistro da fuori area dopo sgroppata di Saka e rifinitura di Bellingham: uno a uno e destinazione del trofeo intitolato a Henry Delaunay (che Gorgio Chiellini ha portato il campo in rappresentanza dell’Italia campione a Wembley) ancora tutta da decidere, mentre Pickford dice ancora una volta no! a Yamal.

Trionfo basco

Due minuti prima dell’ingresso di Palmer, De La Fuente aveva a sua volta operato un altro cambio, sostituendo Morata con il bomber tascabile della Real Sociedad, Oyarzabal. Vero falco d’area di rigore, che conferma la sua fama all’85esimo, quando su assist di Cucurella da lui stesso ispirato beffa Guehi e anticipa Pickford, stavolta di nuovo battuto: 2 a 1 per gli spagnoli, e l’Inghilterra rivede i fantasmi di Wembley. L’ultimo assalto vede le inzuccate di Rice e dello stesso Guehi respinte prima da Unai Simon poi, sulla linea di porta, da Dani Olmo. Segni di destino scritto sul prato dell’Olympiastadion, tra le lacrime inglesi e la gioia irrefrenabile delle Furie Rosse.

Fonte: Il Sole 24 Ore