Cina in frenata, sul Terzo Plenum aleggia il fattore Trump

Il grande balzo in avanti del Pil cinese (+5,3%) del primo trimestre è mestamente archiviato davanti alle cifre del secondo (+4,7%), rese note in concomitanza con il Terzo Plenum del partito comunista, convocato dopo un anno di attesa. «Il commercio va a picco», avevano notato gli analisti davanti al sorprendente guadagno dell’1,6%, i mercati erano rimasti scettici («troppo contrasto col calo della bilancia commerciale»), infatti l’economia cinese ha rallentato più del previsto nel trimestre di giugno, anche in vista di un possibile ritorno alla presidenza Usa di Donald Trump, il “padre” della guerra commerciale con Pechino.

Plenum attivato

Una bella grana per il Terzo Plenum che, in ogni caso, ha in cima all’agenda le misure di rilancio della crescita economica. Di fatto la seconda economia più grande del mondo è cresciuta del 4,7% nel periodo aprile-giugno rispetto all’anno precedente, stando ai dati del National Bureau of Statistics . Un risultato in calo, appunto, rispetto alla crescita del 5,3% nel trimestre di marzo e al tasso del 5,1% previsto dagli economisti.

L’economia cinese cresce più lentamente del previsto mentre i leader sono impegnati con il Terzo Plenum. La Cina è alle prese con la crisi del debito immobiliare, l’indebolimento dei consumi, l’invecchiamento della popolazione e le tensioni geopolitiche. Il settore immobiliare ha registrato un calo delle vendite totali di nuovi edifici commerciali del 25% nella prima metà del 2024. Le vendite al dettaglio a giugno sono diminuite dello 0,12% rispetto a maggio, sottolineando il debole sentiment dei consumatori che potrebbe rendere difficile per la Cina raggiungere il suo obiettivo di crescita del Pil per l’intero anno di circa il 5%.

Barriere in vista

Il risultato trimestrale relativamente debole è stato rafforzato da un surplus commerciale record di quasi 100 miliardi di $ USA solo a giugno, poiché i beni manifatturieri in surplus sono stati spediti all’estero. La minaccia di crescenti barriere commerciali, in particolare se Donald Trump verrà rieletto presidente degli Stati Uniti più avanti quest’anno, aumenta la pressione sui leader cinesi affinché facciano ripartire l’economia.

Poco si sa delle misure in cantiere, da possibili allentamenti alle restrizioni alla migrazione interna, alle modifiche del sistema fiscale per alleviare il debito degli enti locali. Il Quotidiano del Popolo, quotidiano ufficiale del partito comunista, sembra confermare queste aspettative inferiori quando la scorsa settimana ha avvertito che «la riforma non riguarda il cambio di direzione e la trasformazione non riguarda il cambio di colore».

Fonte: Il Sole 24 Ore