Tribunale brevetti, piace alle Pmi. Ma l’80% non sa che c’è una sede a Milano

Più preparate a rispondere in materia di brevetto unitario, divenuto “pratica corrente”. Ma meno informate sul nuovo tribunale per il brevetto unitario che proprio sui contenziosi brevettuali ha inziato a dirimere le liti in ambito europeo. È uno spaccato di conoscenza tra luci e ombre quello che emerge da un’ampia indagine di mercato fra le piccole e medie imprese innovative italiane promossa dallo studio legale Trevisan & Cuonzo sul tema brevetti, e realizzata dalla società Metrica Ricerche. Risultati presentati ieri a Roma in un evento organizzato da Conflavoro al ministero delle Imprese e del Made in Italy con l’intervento del ministro Adolfo Urso.

L’indagine

Secondo l’indagine, il 96% dei responsabili di uffici legali e management delle imprese italiane intervistate ha sentito parlare di brevetto unitario e relativo Tribunale, tuttavia il 60% dichiara di non conoscerne in maniera approfondita i meccanismi di funzionamento. In generale, una azienda su due, è propensa all’utilizzo nel prossimo futuro del solo brevetto unitario come strumento di tutela, contro un 35% di aziende che invece dichiara di avere intenzione di depositare sia brevetti unitari che brevetti tradizionali, a seconda dei casi. Il Tub (Tribunale per il brevetto unitario), invece, viene citato spontaneamente dal 65% degli intervistati che lo riconoscono quale organo giurisdizionale alternativo rispetto ai tribunali nazionali per le controversie brevettuali. Oltre il 98% delle imprese ha espresso un giudizio positivo sulla maggiore velocità del Tub nell’emanazione dei provvedimenti con un largo distacco rispetto ad altri vantaggi potenzialmente citati. Tuttavia, otto aziende su dieci (l’80% circa) sa poco o nulla della recente apertura della terza Divisione centrale del Tub a Milano – inaugurata ufficialmente il 1° luglio ma decisa a giugno 2023 – che solo il 14% percepisce come un “valore” molto positivo per il territorio, la Lombardia in particolare.

Per avere una visione quanto più veritiera dello “stato dell’arte”, è stato coinvolto nell’indagine un campione rappresentativo di 200 imprese italiane titolari di almeno un brevetto (84,5%) in diversi settori merceologici, quali alimentare (28%), abbigliamento (18,5%), farmaceutico (11,5%), elettronico (9,5%) e metalmeccanico (7,5%), con un fatturato annuo tra 10 e 50 milioni di euro. Sono state coinvolte nell’indagine anche imprese che commercializzano prodotti brevettati (92,5%) o che intendono tutelare nei prossimi due anni almeno un prodotto con un brevetto (27%) o che sono state coinvolte in controversie in materia brevettuale (9 per cento). Omogenea la distribuzione sull’intero territorio nazionale, 58% al Nord Italia e 42% al Centro-Sud Italia, di cui il 22,5% operante solo a livello nazionale, il 76% in Italia e in Europa, l’1,5% anche nel resto del mondo. La ricerca ha rivelato che tali aziende in più della metà dei casi (56,5%) sono dotate di personale interno in grado di interagire efficacemente con professionisti stranieri in tema di brevetti.

La struttura del Tub: sedi e competenze

Il Tub, entrato in vigore dal 1° giugno 2023, con una sede della Divisione Locale anche a Milano, rappresenta il coronamento del progetto intorno al brevetto unitario, voluto dall’Europa fin dal 2012 per rendere il sistema brevettuale più facile, economicamente meno oneroso e più efficiente, in particolare per le piccole e medie imprese, in tutti i paesi membri dell’Unione. Il Tub avrà un peso specifico, politico-economico, sempre maggiore per l’Italia, venendo oggi a domiciliarsi nel capoluogo lombardo una delle tre sedi della Divisione Centrale, a fianco di quelle di Parigi e Monaco. Grazie al Tub, le aziende con sede nei 17 Paesi che hanno ratificato l’accordo potranno godere automaticamente di una maggiore tutela, cioè senza oneri e costi aggiuntivi.

«A un anno dall’entrata in vigore del brevetto unitario, l’apertura del Tub in Italia apre a nuovi orizzonti e rende centrale il nostro Paese in Europa. Bene i 350 milioni di indotto stimato – evidenzia Roberto Capobianco, presidente nazionale di Conflavoro – ma ancor meglio è diventare punto di riferimento di un nuovo sistema brevettuale fondamentale per l’intera comunità imprenditoriale. Ora, istituzioni, associazioni e professionisti, dobbiamo insieme sensibilizzare le aziende verso le prossime sfide, informarle al meglio sulle opportunità di ridurre costi e complessità amministrative quando parliamo di brevetto europeo e di eventuali controversie. Queste novità sono importanti anche per la filiera produttiva e non solo per chi è materialmente titolare di brevetto, perché una volta a regime si tradurranno in maggiori certezze legali, in decisioni celeri e quindi in business plan più sicuri, in possibilità di investire in sviluppo e in innovazione con maggiore tranquillità».

Fonte: Il Sole 24 Ore