Macron e le dimissioni di Attal: grandi manovre in Assemblée

Non è più in carica il governo francese. Se non per gli «affari correnti». Gabriel Attal ha tenuto il suo ultimo consiglio dei ministri nel pieno dei suoi poteri e in serata il presidente Emmanuel Macron accetterà formalmente le sue dimissioni, emanando il relativo decreto. L’obiettivo è quello di permettere ai diciassette ministri eletti deputati di partecipare alle sedute dell’Assemblée, dove la loro presenza diventa determinante per definire il peso del campo presidenziale, in vista della nomina del presidente dell’Assemblée.

È una situazione che ha già sollevato molti dubbi di costituzionalità. Con il governo non più formalmente in carica, Gabriel Attal dovrebbe poter diventare presidente del gruppo parlamentare, dove dovrà svolgere un ruolo fondamentale. Toccherà a lui mantenere il timone diritto e portare il campo presidenziale a partecipare a una coalizione che vada – secondo gli auspici dello stesso Macron – dalla Droite Républicaine, i vecchi Républicains che hanno cambiato nome, alla sinistra non estrema, quindi socialisti, ecologisti e, forse comunisti, con l’esclusione della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon.

È l’obiettivo che Attal ha perseguito fin dal primo turno delle legislative, ma il suo doppio ruolo – capo di un governo dimissionario e presidente di un gruppo parlamentare – fa sorgere molte perplessità. La Costituzione francese, rigorosa nella distinzione tra potere legislativo e potere esecutivo – con qualche eccezione introdotta per favorire la governabilità – prevede che «le funzioni di membro del Governo sono incompatibili con l’esercizio del mandato parlamentare, delle funzioni di rappresentanza professionale a carattere nazionale, di qualsiasi impiego pubblico o attività professionale». Accettare le dimissioni è quindi un escamotage per superare questo vincolo.

Le trattative per la creazione di un nuovo governo restano un compito difficile. La Francia non ha una tradizione di coalizioni, il suo sistema elettorale ha quasi sempre garantito almeno solide minoranze e il solo breve esperimento di sistema proporzionale non ha soddisfatto nessuno. La situazione si sta evolvendo però nella direzione desiderata dal presidente.

La sinistra non è ancora riuscita a esprimere un proprio candidato. I conflitti tra Lfi e gli altri partiti sono molto forti. Socialisti, ecologisti e comunisti, dopo il rifiuto del Ps di sostenere la candidatura di Huguette Bello, 73 anni, presidente comunista del Consiglio regionale della Réunion, hanno proposto di scegliere Laurence Tubiana, 73 anni, economista, ex presidente della Convenzione civica per il clima, indipendente ma vicina a Lionel Jospin e a François Hollande.

Fonte: Il Sole 24 Ore