I balneari chiedono lo stop al caos concessioni delle spiagge

Nel pieno della stagione estiva le associazioni dei balneari chiedono lo stop al caos concessioni delle spiagge italiane. Lo fanno con una lettera aperta al Governo evidenziando due priorità: porre fine al clima di grave incertezza e tutelare il lavoro delle oltre 300mila persone occupate negli stabilimenti balneari. «L’incertezza che caratterizza il settore balneare è ormai sfociata in un vero e proprio caos, che in mancanza di una normativa si ripercuote in continui atti da parte del potere giudiziario, che erroneamente legittimano categorie a noi ostili a compiere gesti di forza e occupazione degli spazi in cui sorgono le nostre attività imprenditoriali – si legge nella lettera firmata dai presidenti di Assobalneari Italia aderente a Federturismo Confindustria e Bolla di Base Balneare con Donnedamare -. Facciamo appello al Governo affinché venga dato seguito all’impegno già preso e si tuteli il valore di migliaia di imprese che, con il loro costante operato, da sempre concorrono alla crescita dell’economia nazionale e a consolidare la reputazione internazionale del nostro Paese».

Giorno dopo giorno si consumano battaglie tra giustizia amministrativa, comuni e demanio marittimo tra provvedimenti e proroghe delle concessioni. Tra le ultime il ricorso dell’Antitrust al Tar contro sei comuni liguri: Borghetto Santo Spirito, Celle Ligure, Finale Ligure, Alassio, Cipressa e Arenzano che hanno prorogato le concessioni demaniali senza indire le gare.

I balneari ricordano il lavoro e gli investimenti fatti per mantenere i litorali della penisola e dei laghi diventati «una meta ambita per il turismo di tutto il mondo, contribuendo a dare vita a un’eccellenza a livello internazionale che oggi rappresenta uno dei principali motori per la creazione del Pil e del turismo di qualità in Italia – dicono Fabrizio Licordari di Assobalneari Itália e Bertina Bolla di Donnedamare -. A testimonianza del valore generato dal settore, secondo un’anticipazione di uno studio condotto e coordinato dal Professor Daniele Marini dell’Università di Padova, per ogni euro speso in uno stabilimento balneare si genera un valore di 2,46 euro in Italia. Risulta dunque fondamentale che si arrivi a una ferma presa di posizione nei confronti della Commissione Europea, anche in considerazione dell’ultima sentenza della CGUE che non potrà che avere riflessi negativi sulla qualità oggi garantita dal settore, causando pesanti ricadute negative sull’economia turistica nazionale».

Fonte: Il Sole 24 Ore