Agcom, Tlc mercato in crescita. Il riassetto della rete centrale per il Paese

Le tlc, o come con l’evoluzione tecnologica vengono definite ora le comunicazioni elettroniche, hanno smesso di bruciare valore. «Il mercato nel 2023 supera i 27 miliardi di euro, arrestando una tendenza alla riduzione in atto da anni, ancorché persista, rispetto al 2019, una flessione di circa il 10% (pari, in valore, ad oltre 2,9 miliardi di euro)». Sono i dati pubblicati nella Relazione annuale di Agcom che commentandoli spiega l’andamento con «la crescita delle risorse della rete fissa, indotta dalle nuove modalità di comunicazione, di organizzazione del lavoro e di consumo di media (in particolare allo streaming di contenuti video), che, dalla fase pandemica in poi, caratterizza la nostra esperienza». «L’aumento del traffico è stato reso possibile grazie a (e, nel contempo ha stimolato) un costante adeguamento della rete. Le linee broadband complessive sono stimate in circa 19,12 milioni di unità, risultando in crescita sia su base trimestrale (+100 mila linee circa), che su base annua (+110 mila) controbilanciando la flessione delle linee DSL», spiega la relazione.

Il riassetto della rete fissa

«Il riassetto della proprietà della rete fissa», con la vendita da parte di Tim e Kkr «costituisce un evento di fondamentale importanza per il comparto delle comunicazioni elettroniche nel nostro Paese, dal quale conseguono modifiche altrettanto fondamentali alla struttura dell’offerta e della domanda dei relativi servizi. Tale trasformazione avrà inevitabilmente importanti ricadute per l’attività regolamentare di Agcom». A dirlo è Giacomo Lasorella, presidente dell’Autorità, nella relazione al Parlamento. «Nelle more della definizione del processo che ha portato al nuovo assetto, l’Autorità ha deliberato, previa consultazione pubblica, una nuova analisi coordinata dei mercati dei servizi di accesso alla rete fissa, destinata ad avere effetto per gli anni dal 2024 al 2029».

L’omogeneizzazione delle fonti di finanziamento

Giacomo Lasorella, presidente di Agcom, nella sua relazione al Parlamento ha spiegato che «com’è noto l’Autorità non pesa su bilancio dello Stato, ma è finanziata dal contributo degli operatori. Appare sempre più necessaria un’opera di omogeneizzazione delle fonti di finanziamento e in particolare del contributo, ora parcellizzato, a causa di una serie di interventi legislativi occasionali e frammentati, in una pluralità di contributi diversi (ben nove) a carico delle diverse categorie di operatori, in relazione a specifiche funzioni, con diverse fonti normative e diversi obblighi di rendiconto». Tale situazione, aggiunge Lasorella, «rischia, da un lato di far smarrire proprio quella vocazione unitaria e convergente che è uno dei punti di forza dell’Autorità, potenzialmente trasformandola in un aggregato di nove autorità distinte, peraltro con sovrapposizioni e duplicazioni; dall’altro di non consentire di reperire le risorse per le attività non espressamente coperte da uno specifico contributo, ovvero quelle per le quali i contributi di anno in anno raccolti si rivelino insufficienti. Occorre pertanto pervenire,sulla base dell’esperienza delle altre Autorità, a un contributo unico, di cui sia ribadita, secondo la migliore giurisprudenza di Cassazione e Consiglio di Stato, la natura tributaria».

Fonte: Il Sole 24 Ore