Rifiuti speciali, cala la produzione in Italia. Costruzioni e demolizioni in vetta

Cala la produzione di rifiuti speciali in Italia. Il raffronto tra il 2022 e il 2021 registra nell’ultimo anno un – 2,1% pari a 3,4 milioni di tonnellate di rifiuti. Tutta colpa della crisi energetica e del conflitto in Ucraina «che hanno influenzato negativamente l’economia italiana».
I dati emergono dall’ultimo Rapporto Rifiuti Speciali, realizzato dall’Ispra e giunto alla ventitreesima edizione.

Costruzioni e demolizioni in vetta

Nel 2022 le attività industriali commerciali, artigianali, di servizi, di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale hanno generato complessivamente 161,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, contro 164,8 milioni di tonnellate dell’anno precedente. Nel documento viene rimarcato che, ancora una volta, è il settore delle costruzioni e demolizioni «con quasi 80,8 milioni di tonnellate» quello con la maggiore produzione totale di rifiuti speciali, concorrendo per il 50% alla produzione complessiva. «Le attività di trattamento dei rifiuti e di risanamento – sottolinea il rapporto – contribuiscono per il 22,8% con 36,8 milioni di tonnellate, mentre una percentuale pari al 17,5% è rappresentata dalle attività manifatturiere prese nel loro complesso, circa 28,3 milioni di tonnellate». Non solo: «Le altre attività economiche contribuiscono alla produzione di rifiuti speciali con una percentuale pari al 9,7%, quasi 15,6 milioni di tonnellate».

Calano i volumi

Dallo studio emerge che i rifiuti non pericolosi, “che rappresentano il 93,8% del totale”, calano di 2,7 milioni di tonnellate (-1,8%) quelli pericolosi seguono la stessa tendenza, diminuendo di quasi 680 mila tonnellate (- 6,4%). Il dato complessivo vede i rifiuti speciali non pericolosi ammontare a 151,4 milioni di tonnellate e quelli pericolosi a quasi 10 milioni di tonnellate.In questo quadro, a incidere maggiormente sulla produzione dei rifiuti pericolosi è il settore manifatturiero con il 37,3%, corrispondente a 3,7 milioni di tonnellate.

Al nord più rifiuti speciali

Significativa la distribuzione nel quadro nazionale che vede le quantità maggiori al settentrione. «Il nord d’Italia evidenzia la maggior produzione di rifiuti speciali, con quasi 92,7 milioni di tonnellate – evidenzia il rapporto -. In testa la Lombardia con 35,3 milioni di tonnellate, mentre il Centro si attesta a 28,1 milioni con il Lazio capolista che produce quasi 11,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. Al Sud il valore di produzione è di 40,6 milioni di tonnellate. Il recupero di materia costituisce la quota predominante della gestione dei rifiuti speciali con il 72,2% (127,6 milioni di tonnellate), mentre le operazioni di smaltimento rappresentano il 14,9%».C’è poi un altro aspetto, e riguarda il conferimento e smaltimento in discarica che interessa circa 8,9 milioni di tonnellate di rifiuti, pari al 5% del totale gestito. Nell’insieme ci sono anche i rifiuti più difficili da gestire: si tratta dell’amianto che vale 243 mila tonnellate, un dato in diminuzione del 28,3% rispetto al 2021. In calo anche la produzione di rifiuti sanitari pericolosi con un decremento superiore al 3% rispetto al 2021.

L’importanza del riciclo

Non meno importante, l’aspetto legato al riciclo dei rifiuti. Nel caso dei veicoli fuori uso, giusto per fare un esempio, «il reimpiego e riciclaggio è complessivamente pari all’86%». Le tonnellate di pneumatici fuori uso gestite in Italia sono circa 520 mila cui si aggiungono 84 mila tonnellate che vengono esportate. Significativo anche il dato dei rifiuti da demolizione e costruzione con una percentuale di riciclo del 79,8%. Poi i fanghi da depurazione delle acque reflue urbane che «presentano una contrazione di poco superiore alle 40 mila tonnellate rispetto al 2021».

Fonte: Il Sole 24 Ore