Da Fugatti nuova ordinanza di abbattimento dell’orsa Kj1. In arrivo ulteriore ricorso al Tar degli animalisti

«La vita di un uomo vale più di quella di un orso. Non possiamo aspettare la camera di consiglio del Tar: il 5 settembre è troppo lontano». Il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti ha revocato la prima ordinanza di abbattimento dell’orsa KJ1, ritenuta responsabile dell’aggressione il 16 luglio a un turista francese poco sopra l’abitato di Dro. L’ordinanza era stata sospesa dal Tar dopo le eccezioni e i ricorsi posti dalle associazioni animaliste. Così Fugatti ha deciso di firmarne un’altra, mettendo nero su bianco la ’carta d’identità’ genetica dell’esemplare. Il documento – a differenza del primo provvedimento di Fugatti sospeso dal Tar dopo l’opposizione degli animalisti – contiene i risultati dei test condotti nei laboratori della Fondazione Mach di San Michele all’Adige sui campioni biologici del plantigrado raccolti dal Corpo forestale provinciale sul luogo dell’aggressione, avvenuta nei boschi tra San Giovanni a Monte e Dro. C’è quindi la certezza che sia proprio Kj1 la responsabile.

Posizionate quattro trappole a tubo

Con la nuova ordinanza è stato dato il via libera al posizionamento di una trappola a tubo propedeutica alla cattura e al successivo abbattimento del plantigrado. E in zona ne sono state posizionate quattro. I forestali stanno cercando l’animale, che è accompagnato da cuccioli, definiti tre giovani esemplari ’subadulti’ , di cui «abbiamo la certezza che possano vivere senza la madre», ha commentato l’assessore competente Roberto Failoni.

Nuovo ricorso al Tar degli animalisti

«Risponderemo con un nuovo ricorso al Tar», dichiara Massimo Vitturi responsabile animali selvatici Lav. «Con il pretesto dei danni al turismo – che sono piena ed esclusiva responsabilità dello stesso Fugatti a causa delle mancate opere di informazione e messa in sicurezza dei sentieri da parte sua – si chiariscono le reali volontà del presidente della Provincia di Trento: fare strage di tutti gli orsi che la stessa Provincia ha portato in quel territorio più di vent’anni fa», afferma Vitturi. «Dopo appena due giorni dalla sospensione del Tar di Trento della sua ordinanza, il presidente della provincia autonoma la ripropone nella speranza di aggirare la sentenza del tribunale amministrativo. Non possiamo accettarlo: come animalista darò battaglia in ogni sede opportuna per fermare questa ossessione dei politici trentini per gli orsi», dichiara la deputata di Noi moderati Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente e dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali e la Tutela dell’Ambiente, commentando la nuova ordinanza. «Il plantigrado – sottolinea Brambilla – è diventato, suo malgrado, il nemico numero uno del corpo forestale trentino che agirà nelle prossime ore. Non può e non deve ripetersi il caso dell’orso M90, abbattuto in contemporanea con l’emissione del decreto che lo condannava a morte, per impedire alle associazioni animaliste di presentare ricorso. Tanto più che – lo ricordiamo – Kj1 è una mamma che si muove con tre orsacchiotti: la sua uccisione metterebbe a serio rischio anche la loro sopravvivenza. Non possiamo più accettare questa guerra senza quartiere agli animali selvatici».

L’Enpa presenta una denuncia per l’uccisione di due orsi

Intanto dopo il ritrovamento dei cadaveri di una femmina di orso e del suo cucciolo nel Comune di Vallelaghi, in Trentino, l’Enpa, Ente nazionale protezione animali, ha presentato alla procura delle Repubblica di Trento una nuova denuncia contro ignoti per uccisione di animali. «Contrariamente a quanto affermato dalle autorità provinciali, che si sono affrettate a derubricare il fatto come evento naturale, l’associazione animalista ritiene che anche in questa circostanza, come già accaduto per MJ5 e F36, il decesso dei due plantigradi possa essere stato causato da un atto di bracconaggio», dichiara in una nota l’Enpa. «È opportuno e doveroso che su questa vicenda non cali il silenzio, come accaduto con altri decessi, ma che siano compiuti tutti gli accertamenti del caso per verificare le reali cause di morte di mamma-orsa e del suo piccolo». L’Enpa chiede anche «che, qualora fosse confermata l’ipotesi di animalicidio, sia fatto tutto il possibile per identificare e sanzionare in modo esemplare i responsabili». Alla Provincia domanda invece di «varare un piano anti-bracconaggio che prevenga il decesso di altri animali selvatici.

Ordinanze con vizi di forma

E sulle ordinanze Fugatti l’Enpa scrive: «La prima ordinanza era stata bloccata dal Tar per le evidenti lacune dell’atto. Con questa nuova condanna a morte Maurizio Fugatti smentisce se stesso e riconosce davanti all’opinione pubblica che il primo ordine di uccisione era sbagliato nella forma, come nella sostanza. Tale ordine non aveva altro presupposto se non quello di trovare un pretesto per uccidere un orso». Secondo l’associazione animalista, «anche il secondo provvedimento emanato dalla Pat contiene evidenti vizi di forma e di sostanza, giacché, pur individuando in Kj1 l’animale coinvolto nell’incidente di Dro (al riguardo la prima ordinanza non contiene alcuna indicazione), non fornisce particolari esaustivi sulla dinamica dell’incidente». «Abbiamo presentato istanza di accesso agli atti per conoscere il rapporto della Forestale, ma – prosegue Enpa – non è detto che la Pat ottemperi e, soprattutto, che lo faccia rapidamente. Peraltro già in passato, quando abbiamo chiesto informazioni alla Provincia, ci siamo scontrati con un muro di gomma. Riteniamo doveroso che tutti i particolari della vicenda siano resi pubblici. Ora come ora, senza mettere in dubbio la buona fede del turista, qualsiasi fattore, anche un’imprudenza, potrebbe aver causato l’incidente».

Fonte: Il Sole 24 Ore