Vertice Meloni-Costa, obiettivo disgelo tra la premier e l’Ue

Una missione non scontata con un obiettivo, innanzitutto: creare le condizioni per un primo disgelo tra Roma e Bruxelles. Il presidente del Consiglio europeo in pectore, Antonio Costa vola in Italia all’indomani della conferma di Ursula von der Leyen alla testa della Commissione e, soprattutto, del “no” dei meloniani. Un voto contrario che, lo scorso giugno, l’Italia ha certificato anche sullo stesso Costa, scelto favorevolmente, invece, da tutti gli altri Paesi membri. Ma avere contro uno Stato importante come l’Italia sin dall’inizio del mandato non conviene a nessuno. Da qui, partirà innanzitutto la visita dell’ex premier portoghese nella capitale. Costa è noto per il suo atteggiamento inclusivo e per essere un politico dalle posizioni ferme ma sempre all’insegna del dialogo.

Collaborazione aperta

La missione in Italia – prima tappa di un tour europeo che prevede l’ex premier lusitano – è quindi un segno ulteriore del modus operandi che Costa potrebbe avere quando, dal prossimo dicembre, dirigerà il Consiglio europeo. I temi sul tavolo dell’incontro con Meloni saranno diversi ma su un punto l’ex premier è stato già chiaro nei giorni scorsi: nonostante il voto contrario, da parte sua c’è tutta la volontà di collaborare con Roma. Certo, la posizione dell’Italia non può che aver seminato delusione nei vertici di Bruxelles. Basti pensare che perfino la Budapest di Viktor Orban, nel suo complesso, si è collocata su un piano meno estremo, visto che l’Ungheria ha votato a favore di Costa e si è astenuta sull’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Kaja Kallas. E poi c’è da tener conto dell’origine politica: Costa è uno dei più importanti leader del socialismo europeo e su diversi dossier, da premier, ha avuto posizioni radicalmente diverse rispetto all’Italia.

Il sostegno all’Ucraina

Ad unire il presidente del Consiglio europeo e Meloni ci sarà invece il sostegno all’Ucraina. Ma sul tavolo ci saranno anche il tema della competitività e dell’industria europea della difesa, due dossier che finiranno al centro dei summit Ue del prossimo autunno. Per Meloni l’incontro sarà un’occasione per allontanare il rischio isolamento di un governo che, di fatto, ha votato contro alle tre massime cariche comunitarie. Nelle prossime settimane la premier tornerà a parlare anche con von der Leyen, in vista dell’indicazione dei due profili – un uomo e una donna – per il ruolo di commissario. Meloni è convinta che il voto di Fdi non abbia tagliato le gambe al negoziato per una delega di peso.

La partita del commissario

È davvero difficile, tuttavia, che l’Italia abbia una vice presidenza esecutiva. Il commissario al Bilancio e al Pnrr resta forse l’obiettivo massimo a cui può aspirare il governo, senza disdegnare il portafoglio della Coesione o della Sburocratizzazione come alternative. Meloni «non si è trovata d’accordo sul programma, ma ha ampio margine per trattare sui ruoli in commissione e ha noi, nel Ppe, che rappresentiamo la seconda forza del governo», ha spiegato Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri, tuttavia, ha davanti a sé una strada in salita: nei Popolari c’è chi, dopo il voto all’Eurocamera, vorrebbe spingere ai margini Meloni nel segno di una maggioranza a trazione europeista e impermeabile alle influenze dei partiti sovranisti.

Fonte: Il Sole 24 Ore