Elettricità, crescono i prezzi: +9% nell’ultima settimana

Torna a crescere il prezzo dell’elettricità in Italia. Il prezzo medio dell’ultima settimana, dal 26 agosto all’1 settembre, è salito del 9% a 134,35 euro al MWh sencondo la rilevazione del Gme. Nella media di agosto il Pun (prezzo unico nazionale) si è attestato a 128,44 euro al MWh, il dato più alto da ottobre 2023. Nei primi giorni di settembre la media è schizzata a 144,81 euro al MWh, con il picco di 163,08 di lunedì 2 settembre e di 150,23 di martedì 3 settembre. Siamo lontani da 303,95 euro al MWh, la media dell’anno della crisi energetica 2022, ma così vengono superati i valori media di 2023 e 2021, rispettivamente 127,24 e 125,46. Il trend di crescita è costante da gennaio, quando il prezzo medio mensile si attestava sui 99,16 euro al MWh.

Il confronto con l’Europa

La crescita dei prezzi dell’elettricità è un fenomeno che sta accomunando anche gli altri principali Paesi europei, che tuttavia si collocano su valori molto inferiori rispetto all’Italia. Se come detto il Pun medio nel nostro Paese ad agosto ha toccato quota 128,44 euro al MWh (dai 112,32 di luglio), la Germania ha pagato l’energia 82,05 euro (dai 67,70 di luglio), la Spagna 91,05 (dai 72,31 di luglio), la Francia 54,56 (dai 47,03 di luglio). In controtendenza la zona scandinava, in cui il valore di agosto è stato di 15,35 euro al MWh contro i 24,47 di luglio.

Attenzione al costo del gas

Il motivo di questi rialzi? «I prezzi alti del gas», risponde Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. Nell’ultima settimana, riporta sempre il Gme, la struttura delle vendite di elettricità per fonte vede il 51,7% legata proprio al gas, con le rinnovabili che incalzano al 40,1% e il carbone ridotto a un residuale 1,3%. Sul Ttf di Amsterdam il gas ad agosto è tornato a quota 40 euro al MWh, dopo il ribasso della scorsa primavera, che ha visto i valori arrivare a 25 euro al MWh a marzo. Nonostante la corsa proprio delle rinnovabili, che nel primo semestre 2024 in Italia hanno superato per la prima volta le fonti fossili come fonte di approvvigionamento di elettricità, i prezzi sono cresciuti. «Il nostro sistema elettrico rimane troppo esposto ai prezzi del gas. Il prezzo dell’elettricità tradizionalmente corrisponde al doppio del prezzo del gas, più metà del prezzo della CO2 con un po’ di margine dovuto ai picchi di domanda dell’aria condizionata di quest’estate. Paradossalmente l’abbondanza di rinnovabili non si fa sentire in un momento in cui comunque la domanda dell’industria rimane debole: potrebbe esserci un problema di meccanismo di mercato. Che diventa pesante se si confrontano i prezzi degli altri Paesi europei, molto più bassi dei nostri. Si rischia di tornare indietro di vent’anni quando partì il mercato elettrico italiano», osserva ancora Tabarelli.

Le conseguenze sull’industria

L’aumento del costo dell’energia è tra i motivi che ha spinto i prezzi alla produzione dell’industria a luglio: secondo i dati Istat diffusi il 2 settembre sono cresciuti in termini congiunturali dell’1,3% rispetto a giugno: si tratta del terzo rialzo consecutivo. Tra i commenti che ne sono seguiti Fabio Zanardi, presidente di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane, ha puntualizzato: «La differenza di costo tra quello che oggi paghiamo per l’energia elettrica rispetto alle nostre concorrenti francesi, spagnole e tedesche è ormai insostenibile. Il divario solo in parte dipende dai fondamentali di generazione: gli interventi di sostegno agli energivori di cui beneficiano i nostri competitor fanno davvero la differenza in questo momento. La recente approvazione dell’electricity release è una buona notizia, ma deve essere solo il primo passo verso l’introduzione di un più ampio sistema di supporto alle aziende energivore di cui non possiamo più fare a meno, se non altro in attesa della vera soluzione di questo problema: la nascita di un prezzo unico europeo dell’energia, unico modo per evitare asimmetrie che in questo momento minano alla base le fondamenta del mercato unico».

Fonte: Il Sole 24 Ore