Più accessi nei Pronto soccorso ma medici in fuga: coperto solo un posto su 4

Da una parte i Pronto soccorso sempre più affollati, operativi 7 giorni su 7 a pieno regime ormai anche nei mesi estivi, tanto che anche gli ultimi dati provvisori di luglio-agosto segnano un aumento degli accessi tra il 5 e il 15% in grandi città come Milano e Torino ma anche in piccoli centri come Potenza, dove si è arrivati a un +14%. Dall’altra parte, la fuga dei giovani medici dalla specializzazione forse più “pesante”, con i bandi per le borse di studio ormai desertificati: dei 945 posti 2022-2023 in Medicina di Emergenza-Urgenza disponibili in 37 atenei, solo uno su quattro è stato assegnato. Anche per questo, con il concorso nazionale per l’accesso alle Scuole di specializzazione in Medicina da poco concluso e a una manciata di giorni dall’avvio delle scelte su tipologia e sede della scuola, la nuova campagna #noisalviamovite lanciata dal ministero della Salute con Items (ItalianEmergency Medicine Schools) proprio per incentivare le iscrizioni alle scuole d’Emergenza-Urgenza, suona come un appello. A ripopolare i Ps ma anche a garantire la tenuta dei gangli vitali di un Ssn sempre più in bilico.

Schillaci: servono specialisti in aree-chiave del Ssn

Il primo a lanciarlo è il ministro Orazio Schillaci: “Con questa campagna lo diciamo chiaramente, nel Servizio sanitario nazionale lavorano più di 100mila medici, di cui 4.312 specializzati in Emergenza-Urgenza. Ma ne servono di più, per assicurare assistenza e tempi d’attesa adeguati”. Purtroppo, come ricorda il ministro, l’addio – amplificato dallo shock Covid – ai settori più impegnativi del Ssn si sta ampliando: riguarda anche specializzazioni come Anatomia Patologica e Radioterapia ma “non è immaginabile avere Pronto soccorso e ospedali senza medici d’urgenza o, penso alle malattie oncologiche, senza anatomo-patologi e radioterapisti”, sottolinea Schillaci.

E allora diventa necessario e urgente valorizzare quelle professioni da cui i giovani scappano. “E’ ciò in cui ci stiamo impegnando – garantisce il titolare della Salute, che in questi giorni sta ‘trattando’ con il Mef sulla prossima manovra -. Le strutture di emergenza-urgenza sono particolarmente interessate dalla carenza di personale rispetto ai carichi di lavoro, dal burnout che viaggia insieme agli elevati livelli di responsabilità e purtroppo ai grandi rischi da aggressione”. Schillaci ricorda quanto già fatto e promette altro: “Sul personale del pronto soccorso – spiega – siamo già intervenuti introducendo la specifica di lavoro usurante, abbiamo messo uno stop ai gettonisti, che drenavano risorse importanti creando disparità inaccettabili tra chi è assunto e qualificato e i medici chiamati a ore. Abbiamo inasprito le pene in caso di aggressione, ripristinato e aumentato i controlli e i presidi di polizia. Purtroppo gli episodi di violenze fisiche e verbali che si sono ripetuti anche in estate dimostrano che tutto questo non basta ancora. E allora siamo pronti a mettere in campo ulteriori misure da valutare insieme alle categorie ma soprattutto dobbiamo lavorare tutti insieme affinché i cittadini capiscano che non si può aggredire chi è al lavoro per fornire cure e assistenza”.

La richiesta delle Società scientifiche

Se aggressioni e violenza sono tra i temi della disaffezione, molto più concretamente le società scientifiche e i giovani medici in Pronto soccorso sollecitano il Governo ad agire sulla valorizzazione sia professionale che economica: “Chiediamo una riorganizzazione profonda dell’assistenza sanitaria – dichiara Fabio De Iaco, presidente della Società di Medicina di emergenza e urgenza (Simeu) -. Non c’è tanto una crisi di vocazione ma di identità perché il nostro lavoro quotidiano è diluito in un mare di altre esigenze, dalla gestione delle cronicità ad altre tematiche che non avrebbero a che fare con la nostra specializzazione. Così sfociamo in una sorta di ‘medicina delle necessità’: dobbiamo rispondere a qualunque richiesta ci sia sottoposta. Questo porta anche una persona che ha studiato anni per questo lavoro, che è bellissimo altrimenti non ci dedicheremmo a turni di notte anche in età avanzata, a chiedersi perché debba diventare guardiana di reparti fantasma di geriatria nei Pronto soccorso”. L’istanza è quella di una riorganizzazione profonda del Ssn, programmata dal Pnrr dal punto di vista delle strutture e del potenziamento del territorio ma ancora in gran parte inesistente. Mancano professionisti in specialità-chiave, certo, ma manca anche la riqualificazione delle competenze e dei ruoli. Per De Iaco bisogna “mettere mano al Servizio sanitario nazionale dalla radice, restituendo a tutti i medici il significato della loro professionalità. Quindi vanno riorganizzate anche la medicina generale, quella del territorio, la prevenzione, la riabilitazione. Va ridato valore ai professionisti ma quel valore si salva sia attraverso la leva economica sia con una loro piena messa a regime. E vanno connesse le specialità: se in Ps avviene il 50% delle diagnosi di tumore, andrebbero previsti a livello centrale percorsi programmati e articolati, oggi lasciati all’iniziativa della singola azienda e spesso anche del singolo individuo”, chiosa il presidente Simeu.

Per Francesco Franceschi, responsabile della Medicina d’emergenza e Pronto soccorso del Policlinico Gemelli e presidente Items-Italian Emergency Medicine Schools, è “sulla qualità delle scuole che dobbiamo puntare e anche sulla loro funzione di ricerca, attraverso la condivisione dei progetti scientifici. E va valorizzato il ruolo dello specialista in Emergnza-Urgenza sotto il profilo della formazione, degli aspetti medico-legali, amministrativi ed economici”.

Fonte: Il Sole 24 Ore